A scuola si torna all’antico. Certe volte fare un passo indietro significa andare avanti. Niente cellulari in classe per qualsiasi motivo, diario cartaceo dove scrivere i compiti da fare a casa, condotta esemplare altrimenti si rischia addirittura di ripetere l’anno.
Sono nozioni di un tempo che aiuteranno i ragazzi? Secondo alcuni, è una retromarcia dannosa: il mondo è cambiato, la tecnologia domina ogni campo, sarebbe un controsenso non andare con i tempi che corrono veloci.
Così, tanto per essere a “la page” tra i banchi c’è una grande confusione. Moltissimi studenti se ne infischiano di sentire il docente che spiega una lezione per aiutare gli alunni a comprendere meglio la materia. Essi badano ai fatti loro, si nascondono dietro un compagno specialmente se siedono in fondo alla classe e, magari, organizzano il pomeruggio invece di pensare ai loro impegni scolastici. Si fa di tutto: parlare di calcio, di una partita da organizzare, di un primo amore che li fa uscire di senno.
Non è facile scoprirli, ma quando il professore se ne accorge e lo manda in direzione apriti cielo. Il ragazzo torna a casa, racconta a modo suo l’episodio a mamma e papà e scatta la reazione. Invece di redarguire il figlio per essersi comportato assai male, in maniera maleducata, i genitori corrono il giorno dopo in direzione per protestare e mettere alla berlina il maestro che, con il suo comportamento, è rimasto al secolo scorso.
Bisogna mettersi una volta d’accordo: se si considera la scuola un luogo dove i giovani debbono ubbidire e prepararsi al futuro ne deriva che anche tra le quattro mura domestiche si deve essere in linea con chi insegna.
Se una strada è diversa dall’altra non si vuole il bene del ragazzo. Attenzione: è vero che talvolta i docenti vanno al di là dei loro compiti, però non si può mettere in dubbio la maleducazione che dilaga.
Ok, quindi: i cellulari debbono rimanere in un cassetto, i messaggi potranno essere letti più tardi, prima di pranzo. Al contrario, talvolta avviene che il giovane si rivolga al professore usando un linguaggio irripetibile ed ecco allora scattare il secondo provvedimento del ministro Valditara.
Se alla fine dell’anno, il giovane o la giovane meriteranno un sei in condotta saranno rimandati a settembre portando un saggio a piacere che riguarderà sempre l’educazione scolastica. Se si andrà sotto il 6 si ripeterà l’anno.
Per evitare che il telefonino rimanga l’unico strumento con cui si può trasmettere c’è anche il ritorno del diario, quel “libro” con tanto di date con cui si scriveranno i compiti da svolgere durante il pomeriggio.
E’ un bene il ritorno del vecchio diario. Per due ragioni: la prima è la scrittura. Ai tempi del Medio Evo (quando tanti come me andavano a scuola) una volta alla settimana si faceva un compito in classe di bella scrittura. Una stupidaggine?
No, perché a volte oggigiorno, la grafia è pessima perché non c’è nessuno che ti spieghi come migliorarla. Con il diario, i genitori avranno la possibilità di rendersi conto del lavoro che il proprio figiolo dovrà portare il giorno dopo al professore che lo interroga.
Per certi versi insomma, si è compreso che se la scuola zoppicava e non era più quella di un tempo, qualcosa si doveva pur correggere se si voleva aiutare la nuova generazione. Per carità, non chiamateli “matusa” questi dirigenti che hanno voluto innestare la marcia indie. Un giorno li ringrazierete.