C’è un secondo indagato nell’inchiesta sul naufragio del veliero Bayesan, colato a picco durante una tempesta davanti alle coste palermitane il 19 agosto. Si tratta dell’ufficiale di macchine Tim Parker Eaton, iscritto nel registro degli indagati dopo il comandante James Cutfield. Nell’incidente sono morte sei persone tra le quali il magnate inglese Mike Linch e la figlia. All’ufficiale, indagato per omicidio colposo plurimo e naufragio colposo, i magistrati contestano di non aver attivato i sistemi di sicurezza deputati a chiudere i portelloni dell’imbarcazione. Una “dimenticanza” che ha fatto allagare la sala macchine provocando un black out e poi l’intero veliero. La Procura di Termini Imerese ha consegnato un avviso di garanzia anche a Matthew Griffith, un marinaio francese di 22 anni che lavorava sul Bayesian. imbarcazione. Con Tim Parker Eaton e il comandante James Cutfield sono indagati per naufragio colposo e omicidio plurimo colposo.
Bayesian, il capitano non risponde alle domande
La sua ricostruzione di quei terrificanti minuti in mare mentre il veliero affondava trascinando sette corpi a 50 metri di profondità, il comandante del Bayesian, James Cutfield, l’aveva fornita agli inquirenti quando è stato interrogato come persona informata dei fatti. Da indagato per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, invece, non ha risposto alle domande del pm di Termini Imerese,
Raffaele Cammarano. L’uomo ha fornito già nei giorni scorsi la sua versione: “Ho salvato chi potevo e non sono scappato”. Ora è molto provato ed è scoppiato diverse volte a piangere. Attende che gli venga restituito il passaporto per lasciare l’Italia dato che non è obbligato a restarci.
I suoi legali, Giovanni Rizzuti e Aldo Mordiglia, spiegano intanto che Cutfield “si è avvalso della facoltà di non rispondere per due fondamentali ragioni: primo perché è molto provato”, poi “perché noi siamo stati nominati ieri e per articolare una linea difensiva compiuta, completa e corretta abbiamo bisogno di acquisire una serie di dati che al momento non possediamo”.
I magistrati stanno acquisendo elementi utili per potere chiarire cosa sia successo quella notte del 19 agosto, quando quel veliero di 56 metri si è inabissato in un quarto d’ora mentre imperversava una violenta tromba d’aria che l’imbarcazione olandese Sir Robert Baden Powell, a pochi metri dallo yacht britannico, invece è riuscita a governare andando poi a salvare le 15 persone cadute in mare.
A non credere all’ipotesi del portellone lasciato aperto, errore che sarebbe imputabile all’equipaggio, e’ Stephen Edwards, al comando del Bayesian dal 2015 al 2020. Per lui il portellone sul lato sinistro “al 100% non era aperto”. Il Bayesian, ne è convinto, “è andato oltre i suoi limiti operativi”. Che lo yacht si sia ritrovato al centro di un fenomeno meteorologico di straordinaria violenza, definito downburst, lo conferma l’Istituto di scienze marine del consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) sulla base della registrazione di un simile evento avvenuto nel luglio del 2008 nell’alto Adriatico.
Il monitoraggio dei 18mila litri di carburante
In parallelo all’inchiesta della Procura va avanti un’altra indagine, altrettanto delicata, quella del monitoraggio del relitto col suo carico di 18 mila litri di carburante in fondo al mare. A condurla è la guardia costiera. I sommozzatori stanno prelevando campioni sulla colonna d’acqua in prossimità del relitto, con l’ausilio dei Rov e l’impiego di specifiche sonde parametriche per l’analisi qualitativa delle acque, in collaborazione con il personale dell’Arpa Sicilia. E al momento non si registrano perdite dai serbatoi.
Dalla mattina di oggi, mercoledì 28 agosto, un’imbarcazione antinquinamento sta operando a scopo precauzionale nella zona del naufragio del Bayesian. Il mezzo, dotato di panne galleggiati e messo a disposizione dalla proprietà del veliero su richiesta della Guardia Costiera, è in grado di intervenire immediatamente in caso si rilevasse la presenza di idrocarburi.