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Il video denuncia: cavalli maltrattati alle piramidi di Giza, sfruttati fino allo sfinimento

Vicino alle maestose piramidi di Giza, la scena di un corvo che si nutre di un cavallo morto non è un evento raro. Molti animali, cavalli in particolare, muoiono dopo essere stati sfruttati fino allo sfinimento per trainare carrozzelle turistiche. Sottoposti a condizioni terribili, lavorano sotto il sole cocente senza acqua né cibo, subendo maltrattamenti continui. Le denunce del gruppo investigativo dell’organizzazione PETA, attivo dal 2019, hanno portato alla luce le crudeltà inflitte a cavalli e cammelli, spesso sotto lo sguardo indifferente della polizia. Sebbene il governo egiziano avesse promesso di intervenire, la situazione rimane invariata: nuovi video confermano che gli abusi persistono, con le autorità che spesso proteggono i responsabili delle violenze.

Condizioni disumane e maltrattamenti sistematici

L’ultima investigazione di PETA mostra in dettaglio la brutalità subita dagli animali, che vengono colpiti anche di fronte ai turisti. I cavalli e i cammelli presentano ferite aperte, articolazioni rovinate e piaghe non curate. Le immagini raccolte documentano ragazzini che frustano gli animali, perpetuando così il ciclo di abusi sin dall’infanzia. Quando i cavalli si accasciano, troppo stanchi per proseguire, vengono costretti a rialzarsi a suon di bastonate, mentre cercano disperatamente cibo tra i rifiuti. Anche i cammelli, sfruttati senza sosta per i tour turistici, subiscono una sorte simile, spesso peggiore. Bardati con cinghie che infliggono dolorosi tagli, vengono picchiati senza pietà, e se muoiono per le condizioni disumane, finiscono al macello, uccisi con crudeltà davanti ai loro compagni.

Una situazione che richiede cambiamenti urgenti

Nonostante la visibilità del problema, il ministero del Turismo e delle Antichità non ha fatto progressi significativi. Secondo Mimi Bekhechi, vicepresidente di PETA, le autorità hanno scelto di nascondere gli abusi piuttosto che proteggere gli animali. L’indagine del 2019 aveva suscitato indignazione a livello internazionale e aveva portato all’arresto di tre individui. Alcune agenzie di viaggio si erano impegnate a non promuovere più le passeggiate sugli animali, ma gli sforzi del governo si sono rivelati insufficienti. La promessa di fornire riparo dal sole agli animali, fatta nel 2022, è rimasta lettera morta. PETA continua a chiedere un intervento immediato e sollecita i turisti a evitare qualsiasi attività che coinvolga l’uso di animali sfruttati, per fermare questo ciclo di sofferenze.

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