Sorpresa: l’Italia è al terzo posto nel mondo per riserve auree e ciò si traduce in un bonus di circa 3.000 euro per abitante.
Le riserve auree italiane sono gestite dalla Banca d’Italia e svolgono un ruolo fondamentale per la stabilità economica e finanziaria del nostro Paese. Con 2.452 tonnellate di oro, principalmente in lingotti, l’Italia può contare su delle riserve auree dal valore approssimativo vicino ai 90 miliardi di euro. Tali riserve fanno parte del tesoro ufficiale italiano in valuta estera e servono come salvaguardia per la Banca d’Italia nelle sue funzioni pubbliche.
L’oro è considerato un bene sicuro e in questi ultimi mesi sta conoscendo un’importantissima crescita in termini di valore. Per l’Italia è un’ottima notizia. Da sempre il nostro Paese punta sul metallo come bene indipendente (perché non è emesso da un’autorità) e materialmente stabile (perché incorruttibile, facile da trasportare, conservare e commerciare). L’Italia non è ovviamente il solo Paese ad averci investito: tutte le banche centrali comprano oro per accumularne riserve. Oltre all’acquisto, si impegnano anche nella vendita per motivi finanziari, nelle attività di deposito (per ricavare reddito) e nell’uso (come strumento di garanzia per ottenere prestiti).
La Banca d’Italia ha acquisito le sue riserve auree a partire dalla fine dell’Ottocento, ovvero, dopo la fusione di tre istituti emittenti (nel 1893). Un significativo aumento delle riserve si è verificato fino alla Seconda Guerra Mondiale. Poi è arrivata la stagione dell’accumulo di oro dopo la guerra, grazie agli afflussi di valuta estera. Negli anni ’90, la Banca ha pure acquistato le riserve auree residue dell’ex Ufficio Italiano Cambi, trasferendo poi parte delle sue riserve alla BCE. Ed è così che il volume delle riserve auree italiane si è stabilizzato a quota 2.452 tonnellate. In questo modo l’Italia è al terzo posto, dopo USA e Germania, per volume di oro contenuto nelle riserve centrali.
Perché le riserve auree italiane sono fondamentali per il benessere del Paese
La quantità di oro detenuta da un Paese è un fattore importante per la sua stabilità economica (il metallo prezioso è da sempre una garanzia contro le fluttuazioni economiche). E alcuni Paesi, come appunto l’Italia, che hanno accumulato parecchio oro nel corso della loro storia oggi continuano a mantenere questa ricchezza e a sfruttarla in ottica di credibilità internazionale.
Anche l’Italia sfrutta le proprie riserve come garanzie da presentare di fronte alle istituzioni finanziarie e dei mercati globali. Come a dire: potete fidarvi; siamo in crisi, pieni di debiti, ma abbiamo sotto al materasso un sacco d’oro… L’oro piace a tutti, e da chiunque, anche dai referenti più sdegnosi, è considerato un bene rifugio sicuro. Ecco perché per l’Italia poter contare su riserve così ricche significa sentirsi al sicuro. Le riserve sono strumenti da utilizzate per affrontare crisi finanziarie o valutarie e permettono alla Banca d’Italia di mantenere una certa autonomia finanziaria da qualsiasi interferenza politica.
A inizio articolo, abbiamo parlato di un bonus oro di 3.000 euro per ogni cittadino italiano. Infatti, se si divide il valore totale delle riserve auree nazionali per il numero di abitanti, si ottiene una cifra approssimativa di 3.000 euro per persona.
Tale stima è ovviamente simbolica ma può essere molto utile per dare un’idea del valore complessivo delle riserve auree del Paese in relazione alla popolazione. Ma non fatevi idee sbagliate: non significa affatto che ogni cittadino possieda fisicamente questa quantità di oro. Si tratta solo di un’ideale e astratta distribuzione del valore delle riserve tra tutti gli abitanti.