Una vicenda di grande impatto arriva da Pisa, dove una donna di 40 anni, impiegata come commessa in una catena di supermercati, è stata licenziata dopo aver superato di soli quattro giorni il limite di assenze per malattia stabilito dall’azienda. La causa della sua assenza prolungata? Un tumore al seno che richiedeva cure chemioterapiche e ormonoterapiche.
La malattia e il licenziamento
La donna, dopo aver ricevuto la diagnosi, aveva prontamente informato il suo datore di lavoro della necessità di doversi assentare per sottoporsi a cure mediche. Inizialmente, il datore si era mostrato solidale, rassicurando la dipendente che avrebbe potuto superare il limite massimo di assenze previste dall’azienda. Tuttavia, dopo aver accumulato 184 giorni di assenza (superando di 4 giorni il limite di 180 giorni consentito), la donna ha ricevuto una lettera di licenziamento. Nonostante il motivo delle assenze fosse legato alle cure oncologiche, l’azienda ha proceduto con la cessazione del rapporto di lavoro, ignorando la gravità della situazione.
La battaglia legale
La donna ha deciso di non arrendersi e ha intrapreso un’azione legale contro l’azienda, che si è conclusa con una sentenza a suo favore. I legali della dipendente avevano cercato inizialmente una soluzione conciliatoria con l’azienda, senza successo. Per questo motivo, si sono rivolti al tribunale, presentando tutte le prove necessarie, inclusi i certificati medici che giustificavano l’assenza.
La sentenza
Dopo due anni di battaglia legale, i giudici di Pisa hanno stabilito che il licenziamento era discriminatorio. L’azienda è stata condannata a reintegrare la dipendente e a corrisponderle circa 40mila euro per gli stipendi arretrati e le spese legali. La decisione del tribunale si è basata su un caso precedente, che riguardava un operaio fiorentino, in cui era stato giudicato discriminatorio applicare lo stesso limite di assenza per malattia a tutti i lavoratori, senza considerare le particolari esigenze dei malati oncologici.