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“Sete di sangue”, fame di soldi. Come i capi ultras si sono spartiti San Siro: Inter e Milan in ginocchio

“Sete di sangue”, si sente dire nelle intercettazioni (Lucci, capo ultras milanista), ma soprattutto di “guadagni”, che porta non solo ad un “patto di non belligeranza” tra gruppi all’apparenza rivali, ma a veri “accordi” e a “pressioni” sui club per gestire, in particolare, il business della vendita a “prezzi maggiorati” dei biglietti delle curve. Affari spartiti anche con la ‘ndrangheta.

Come i capi ultras si sono spartiti San Siro

C’è tutto questo, oltre a due omicidi non proprio sullo sfondo, l’ultimo di meno di un mese fa, nell’ordinanza con 19 misure, tra carcere e domiciliari, che ha azzerato vertici e sodali dei gruppi ultrà interisti e milanisti, la curva Nord e la Sud, nell’inchiesta dei pm della Dda Paolo Storari e Sara Ombra.

A pesare è l’aggravante del metodo mafioso messa a fianco dell’accusa di associazione per delinquere a carico dai capi della Nord, che ha portato in carcere, tra gli altri, Marco Ferdico, nel direttivo della curva interista e legatissimo ad Antonio Bellocco, erede dell’omonimo clan, ucciso a coltellate il 4 settembre. Quest’ultimo ormai ex leader della curva nerazzurra è in carcere per omicidio (raggiunto pure dalla nuova ordinanza), lui che aveva preso il posto di Vittorio Boiocchi freddato nell’ottobre 2022 da due killer, mai rintracciati.

Sotto la lente anche l’aggressione a Cristiano Iovino

Se dal lato interista è stato arrestato anche Renato Bosetti, al vertice per sostituire Beretta, in cella è finito pure il capo ultrà milanista Luca Lucci, che nel 2018 si era fatto fotografare con Matteo Salvini. Associazione per delinquere, senza aggravante, contestata a molti altri della Sud, tra cui Christian Rosiello (carcere per lui), amico e bodyguard di Fedez, non indagato.

Oltre ad estorsioni, false attestazioni, fabbricazione di documenti falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, resistenza, vengono contestati reati di lesioni, percosse, rissa per una serie di scontri da stadio, a partire dal 2015, ma non solo. Anche la nota aggressione al personal trainer Cristiano Iovino di aprile, dopo una lite col rapper di Rozzano in una discoteca, “connessa”, come si legge nell’ordinanza, “ad una diatriba sorta con l’altro cantante Tony Effe”.

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“Sete di sangue”, fame di soldi. Come i capi ultras si sono spartiti San Siro: Inter e Milan in ginocchio (foto Ansa-Blitzquotidiano)

San Siro “territorio franco”: dai parcheggi ai facchini, incassi per milioni

Dalle carte si evince come gli ultrà siano riusciti, scrive il gip Domenico Santoro, a “permeare ogni attività che avesse a che fare con lo stadio di San Siro”, trasformato in “territorio franco”, “fuori da ogni controllo di legalità”, fatto di “scontri violenti”, ma che con “la rarefazione delle forme di contrasto” crea “le condizioni per il successivo controllo di ogni iniziativa economica”.

Dai parcheggi (ai domiciliari un gestore), con estorsioni da 4mila euro al mese, fino al catering, agli ambulanti dei panini, al facchinaggio, alle bibite vendute dentro San Siro. Si parla nelle intercettazioni di incassi per “milioni” di euro.

La sudditanza dell’Inter ai capi della Curva Nord

Le indagini, scrive il gip, “hanno evidenziato che la Società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli seppur obtorto collo”. La curva sarebbe riuscita con “pressioni” ad ottenere 1500 biglietti per la finale di Champions Istanbul, “con contatti dispiegati ad ogni livello, da giornalisti ad esponenti della società come Claudio Sala”, Slo (Supporter Liaison Officer) dell’Inter, e “Zanetti, allo stesso allenatore” Inzaghi “e ad ex calciatori”, come Materazzi.

Agli atti pure un incontro tra Lucci e “il capitano del Milan, Davide Calabria“. Infine, “un accordo tra le due tifoserie” prima della semifinale di Champions del 2023: “chiunque” avesse vinto “si impegnava a dare una quota di biglietti” all’altra curva.

Sono emerse estorsioni e richieste di “pizzo” anche nei confronti degli ambulanti che vendono panini e cibo fuori dal Meazza, oltre ad una serie di pestaggi e cosiddetti “reati da stadio”. L’inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga.

I biglietti della finale di Champions League

Nell’ordinanza si parla di “contatti agevolatori” e di vari episodi come “la corresponsione di 1500 biglietti alla curva nord, dopo pesanti pressioni, in occasione della finale di Champions League”, della “corresponsione di ulteriori abbonamenti alla curva Nord in occasione della estromissione degli Irriducibili”, un gruppo ultras.

Marco Ferdico, il capo ultrà interista, “ha esplicitamente chiesto a Inzaghi”, l’allenatore dell’Inter, “di intervenire con la Società, o meglio direttamente con Marotta”, presidente nerazzurro, “al fine di ottenere ulteriori 200 biglietti” per la finale di Champions di Istanbul dello scorso anno.

E ancora, si legge nell’ordinanza, dei “continui rapporti con We Are Milano dietro cui si nasconde la gestione (occulta) di Andrea Beretta; il costante ingresso allo stadio di soggetti privi di tagliando, agevolato dalle pesanti intimidazioni nei confronti degli stewart, situazione che va avanti da anni e a cui nessuno pare essere in grado di porre rimedio”. Un capitolo dell’ordinanza riguarda, ad esempio, “l’incontro” di alcuni capi ultrà, come Marco Ferdico, finito oggi in carcere, “con il calciatore Skriniar” e “i primi contatti con l’allenatore” Simone Inzaghi.

Gestione parcheggi, indagato consigliere regionale di destra

Tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano sulle curve ultrà c’è Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo eletto con la lista di Letizia Moratti e consigliere comunale a Milano in una lista di centrodestra. E’ accusato di corruzione tra privati in una tranche per i suoi rapporti con un imprenditore interessato, si legge nell’ordinanza del gip, a “garantirsi l’aggiudicazione dell’appalto” per i parcheggi dello stadio di San Siro.

“Adesso io a Manfred comunque gli ho comprato già il quadro è!! sono 10.000 di quadro!!”, diceva Gherardo Zaccagni, “gestore” di parcheggi e finito ai domiciliari per altre imputazioni.

I principali indagati appartenenti alla Curva dell’Inter sono accusati di aver dato vita a un’associazione, aggravata dal metodo mafioso, finalizzata a “commettere una pluralità indeterminata di reati di lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, rissa, estorsione, intestazione fittizia”.

L’aggravante del metodo mafioso: le relazioni pericolose con il clan Bellocco

Estorsioni anche ai danni “dei gestori del catering all’interno dello Stadio di San Siro, dove la corresponsione della somma estorta è avvenuta attraverso l’emissione di fatture false” e ai danni “di gruppi organizzati del tifo interista al fine di obbligarli ad acquistare tagliandi di ingresso allo stadio a prezzi maggiorati”.

Gli indagati, inoltre, stando alle indagini, “contribuivano al pagamento delle spese legali per i componenti della Curva Nord indagati per fatti violenti commessi in occasione delle partite o sottoposti a Daspo”.

L’aggravante quindi è di aver commesso i fatti “anche al fine di favorire l’associazione mafiosa dei Bellocco, a cui Bellocco Antonio (ucciso di recente ndr.), arrivato a Milano grazie a Ferdico, che gli procurava alloggio e occupazione lavorativa fittizia, riversava parte dei guadagni derivanti dalle attività illecite, anche ai fini del mantenimento in carcere dei detenuti”.

 

 

 

 

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