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Con lo sciopero dei portuali negli Usa ci saranno ripercussioni anche per l’Italia

L’attuale sciopero dei portuali negli Stati Uniti, che è iniziato oggi e durerà a oltranza, avrà ripercussioni significative non solo sull’economia americana, ma anche sull’Italia e in particolare sul porto di Genova. Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Europa, e la paralisi dei porti americani impatterà gravemente le attività di esportatori e spedizionieri.

Conseguenze dello sciopero

Il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta, ha espresso grande preoccupazione per la situazione. Si stima che ogni settimana, a livello globale, circa 500.000 contenitori non potranno sbarcare o raggiungere le loro destinazioni finali, il che comporterà danni economici enormi, non solo per gli Stati Uniti e i suoi consumatori, ma anche per gli esportatori italiani, i quali dovranno affrontare un aumento dei costi di trasporto già nelle prossime settimane.

Lo sciopero è stato proclamato dall’International Longshoremen’s Association e coinvolgerà circa 45.000 lavoratori in 36 porti americani situati sulla costa orientale e nel Golfo del Messico. Questo blocco paralizzerà operazioni nei porti che movimentano tra il 40% e il 50% dei volumi totali degli scali statunitensi, con perdite giornaliere stimate da JP Morgan tra i 3,8 e i 4,5 miliardi di dollari.

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Con lo sciopero dei portuali negli Usa ci saranno ripercussioni anche per l’Italia (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Impatti sul Mediterraneo e sul porto di Genova

Botta ha anche avvertito che i porti del Mediterraneo, inclusi quelli italiani, subiranno gravi conseguenze. Si stima che ogni settimana circa 71.000 contenitori siano a rischio sulle rotte tra la costa orientale degli Stati Uniti e l’Europa. Nel 2022, il porto di Genova ha movimentato complessivamente 336.000 contenitori, rendendo evidente l’importanza del mercato americano per questa importante via di accesso.

Strategie alternative

Per mitigare gli effetti di questo sciopero, molti operatori stanno considerando alternative come l’utilizzo dei porti della costa occidentale degli Stati Uniti o del Canada. Inoltre, si sta esplorando l’uso del cargo aereo e una gestione più accurata delle scorte per mantenere attiva la catena di approvvigionamento, cercando di evitare interruzioni. La situazione rimane in evoluzione e continuerà a essere monitorata con attenzione da parte delle autorità e degli operatori commerciali.

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