Già ad ottobre in Italia partirà la fase sperimentale del cosiddetto IT Wallet. Tutto bello, ma che diavolo è l’IT Wallet? Si tratta, spiegano dal governo, di una sorta di portafoglio online che conterrà i nostri documenti in versione digitale: per esempio, patente di guida, tessera sanitaria e carta europea della disabilità. Tutto inizierà il prossimo 23 ottobre sull’App IO, con una prima fase sperimentale che coinvolgerà 50 mila cittadini. Secondo quanto riportato dai piani alti, dal 4 dicembre il portafoglio digitale sarà poi disponibile nelle tasche, o meglio negli smartphone, di tutti.
Insomma, come la tecnologia si impone, presto in Italia tutti i documenti verranno digitalizzati per rendere la vita di tutti più facile e comoda. Tutto bello. O forse no?
Complottismo sparso
Già, perché come al solito, sui social è già partita “l’ipotesi complotto”. In fondo, se in passato sono bastate le scie di un aereo per dare vita a teorie, libri e dibattiti, perché non dovrebbe succedere con l’identità digitale? Si leggono qua e là chiamate alle armi: “Dietro lo schermo di un’apparente comodità, si nasconde l’intento di sottoporre tutti a un controllo globale”. Insomma, “come avventne con il Green Pass”. Con la prospettiva, “un giorno, di trasformare i nostri soldi in una valuta digitale controllabile a loro piacere”. Un cavallo di Troia, l’IT Wallet. Un mezzo “per toglierci tutto”.
“Mai installato”, risponde qualcuno alla chiamata. “Purtroppo ho lo SPID”, ribatte un altro. “Mai usata e mai la userò”, afferma un altro ancora.
Che il dibattito sui pericoli dell’identità digitale se svolga sui sociali è davvero estraniante. D’altronde, si sa, i social sono il posto più sicuro per conservare i nostri dati, le nostre opinioni ei nostri orientamenti. Ma questo è il livello italico. Come se poi servisse davvero un’identità digitale per controllare gli italiani. Cari complottisti, arrivate in ritardo. Gli italiani hanno rinunciato da soli alle proprie libertà, senza bisogno di alcun fantagoverno diabolico. È stata e continua ad essere una rinuncia volontaria.