L’assegno unico sta per cambiare forma: con la prossima manovra si valuta l’ipotesi delle detrazioni per scaglioni di reddito, ma non solo.
La nuova legge di Bilancio presentata dal Governo Meloni punta su diverse misure in favore delle famiglie. E si continua a lavorare per spingere la natalità. Per l’esecutivo l’obiettivo di intervenire per contrastare la tendenza demografica negativa è dunque prioritario. Oltre a nuovi bonus e a servizi alla prima infanzia, si pensa anche a potenziare l’assegno unico.
Il Governo ha chiarito che nel 2025 i versamenti saranno esclusi dal computo dell’ISEE, e si tratta di un grande passo avanti. La scorsa legge di Bilancio, con una decisione ancora poco giustificabile, li aveva invece inclusi, e ciò aveva suscitato le proteste delle famiglie che, ottenendo l’assegno unico, si ritrovavano un reddito più alto e perdevano o rischiavano di perdere altre agevolazioni.
Oltre alla questione relativa al non far pesare l’AUU nel calcolo dell’ISEE, l’esecutivo vorrebbe anche provare a far crescere l’importo dell’assegno, almeno per le famiglie numerose. Quindi, la misura, che nei primi mesi del 2024 ha visto aumentare l’importo medio della mensilità, dovrebbe non essere più considerata una voce relativa al reddito ai fini ISEE.
Quest’intervento, di riflesso, potrebbe far aumentare le somme erogate dall’INPS alle famiglie. Se diminuisce l’ISEE dichiarato, infatti, crescerebbe in parallelo l’importo per i nuclei destinatari della misura, ma sempre a partire dal 2025. Poi si tratterebbe, come anticipato, di poter ottenere più facilmente anche gli altri bonus dedicati ai figli. Come per esempio la nuova Carta per i nuovi nati, annunciata dal MEF come contributo di 1.000 euro ai genitori entro la soglia ISEE di 40.000 euro. Un bonus utile per far fronte alle tante spese iniziali che le coppie devono affrontare a ogni nascita.
Si valuta l’introduzione di detrazioni per scaglioni di reddito per l’assegno unico
L’altra soluzione allo studio per poter rafforzare l’AUU è l’introduzione di detrazioni per scaglioni di reddito. Una novità che, ovviamente, potrà essere messa in atto solo qualora le risorse finanziarie a disposizione risultassero idonee. L’assegno unico è infatti soggetto a detrazioni: le famiglie con figli a carico possono beneficiare di detrazioni fiscali che tengono conto del numero dei familiari e del reddito complessivo, proprio per ridurre l’importo d’imposta dovuta, rendendo così il sostegno più efficace.
In pratica, il progetto è quello di permettere alle famiglie con un reddito inferiore a una certa soglia di beneficiare di detrazioni fiscali maggiori rispetto a quelle con un reddito più elevato. Ovvero, di rendere il sistema di sostegno alle famiglie più progressivo e mirato, per garantire che le famiglie con minori possibilità economiche ricevano un supporto maggiore.
Intanto l’INPS ha fornito i dati ufficiali sui capitali investiti per corrispondere l’assegno unico da gennaio ad agosto 2024. Ne hanno beneficiato oltre sei milioni di famiglie (per 9,55 milioni di figli) per una somma complessiva di 13,1 miliardi di euro. L’assegno, in media, è stato pari a 273 euro per nucleo richiedente e a 172 euro per ogni figlio. Si sottolinea dunque l’aumento rispetto ai 257 euro per famiglia e 162 euro per figlio erogati in media nell’intero 2023.
Considerando gli assegni corrisposti anche nel 2022 e nel 2023, la misura ha portato a una spesa totale di 44,5 miliardi in un triennio. A oggi, al momento della domanda, è possibile ottenere un assegno proporzionato alla certificazione ISEE presentata. Si può anche fare domanda senza essere in possesso di una certificazione ISEE, ma in questo caso l’INPS erogherà l’importo minimo previsto, indipendentemente dal reddito.