Di Yahya Sinwar, ucciso oggi dall’esercito israeliano, si ricorda una frase: “Abbatteremo il confine con Israele e strapperemo il cuore dai loro corpi”. Alla fine l’hanno fatto davvero, ma resta comunque un enigma la decisione di entrare in azione proprio quel 7 ottobre, nonostante i maggiori esperti di geopolitica abbiano individuato nell’interesse di Vladimir Putin spostare il faro dalla guerra in Ucraina per puntarlo sul Medio Oriente. Con l’aiuto sostanziale dell’Iran.
Chi era Yahya Sinwar
Per Sinwar, architetto e responsabile numero uno di quel sabato nero in cui furono massacrati più di 1.200 israeliani, sono stati usati tanti aggettivi: crudele, carismatico, manipolatore, influente. Un insieme di caratteristiche esplosive miscelate nella mente di un uomo rimasto in un carcere israeliano per 22 anni dopo una condanna a diversi ergastoli per l’omicidio di tre soldati dell’Idf e 12 palestinesi sospettati di collaborare con lo Stato ebraico.
Di lui si ricordano bene gli agenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, che lo interrogarono verso la fine degli anni ’80: “Con spavalderia si prese la responsabilità della punizione inflitta a un sospetto informatore. Ha convocato il fratello dell’uomo, un membro di Hamas, e lo ha costretto a seppellirlo vivo buttandogli addosso terra e terra fino a che non è soffocato. Questo è Yahya Sinwar”.
Nel 2006 uscì dal carcere con altri mille detenuti palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza per oltre 5 anni. Quegli anni in cella li aveva impiegati per studiare il nemico, imparando l’ebraico e leggendo tutti i libri a disposizione sui padri di Israele, da Vladimir Jabotinsky a Menachem Begin, a Yitzhak Rabin. Tornato libero, dichiarò in tv: “Sappiamo che Israele dispone di 200 testate nucleari e della forza aerea più avanzata della regione. Noi non abbiamo la capacità di smantellare Israele”. Era un inganno. Mostrarsi deboli per spostare l’attenzione da sé e colpire al momento giusto. Missione che molti gli riconoscono purtroppo di aver compiuto.
Ascensione e leadership
Cresciuto a Khan Younis, nella parte più povera di Gaza, Yahya Sinwar ha rapidamente guadagnato attenzione come consigliere del fondatore di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, anch’egli ucciso da Israele. Nel 2017, Sinwar fu eletto leader di Hamas a Gaza, sostituendo Ismail Haniyeh, che venne spostato al comando del movimento all’estero. Rieletto nel 2021, Sinwar divenne un leader influente, amato dalla sua gente e temuto per la sua spietatezza, guadagnandosi il soprannome di “macellaio di Khan Yunis”.
Violenza e destino
La sua ascesa al potere fu alimentata da metodi violenti contro oppositori e sospetti collaboratori. Dopo l’attacco del 7 ottobre, il capo di Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, dichiarò che l’attacco era stato orchestrato da Sinwar. Anche Benyamin Netanyahu lo definì “un morto che cammina”, paragonandolo a “un piccolo Hitler”. Dopo oltre un anno di vita clandestina tra i tunnel di Gaza, il destino di Sinwar si compì a Rafah.