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Halloween e il “diabolus in musica”: Black Sabbath, Andrew Lloyd Webber, Keith Emerson…

In occasione di Halloween, quest’anno ho pensato di proporvi un articolo… diciamo… particolare. Che rapporto c’è tra Halloween e il “diabolus in musica”? Cominciamo a spiegarci meglio. Cosa è Halloween lo sapete tutti, ma sarà meglio dare qualche delucidazione sul “diabolus in musica”. Con questa definizione suggestiva si usa definire un intervallo musicale, ovvero il rapporto tra due note specifiche all’interno di una scala.

Più precisamente, è l’intervallo detto di quinta diminuita, che misura una distanza fra due note che corrisponde a tre toni, da cui l’altro nome comune di “tritono”. Si tratta di un intervallo molto dissonante, stridente, tanto che, secondo la leggenda, sarebbe stato indicato dai teorici medievali come il diavolo in musica.

Questa associazione, per quanto poco accurata dal punto di vista storico, è stata spesso sfruttata dai musicisti e dai compositori per costruire nell’ascoltatore la sensazione di pauroso, sinistro, soprannaturale. E allora in questo articolo esplorerò alcuni casi in cui l’uso del tritono è particolarmente riconoscibile e caratterizzante in musiche legate in vario modo alle suggestioni che la ricorrenza di Halloween ci porta alla mente.

Una storia inventata ad arte

In realtà, il tritono era abbastanza di casa nella musica medievale, addirittura anche nella musica sacra: i canti dell’ars nova, sviluppatasi a Parigi subito dopo la costruzione di Notre Dame, sono decisamente ricchi di passaggi che includono il tritono. Inoltre, non ci sono documenti storici che facciano riferimento ad alcun divieto da parte della Chiesa nell’utilizzo di questo intervallo. Viene spesso citato al riguardo Guido D’Arezzo, che però usò la definizione di “diabolus in musica” in un contesto in cui non c’è alcun riferimento esplicito al tritono. Sembra che invece questa narrazione abbia avuto inizio nel Settecento.

Spesso si individua come punto di partenza della leggenda la Sonata per violino in sol minore, detta anche Il trillo del diavolo, di Giuseppe Tartini. Qui non solo compare il nostro tritono nei trilli del violino, ma il compositore stesso sembra abbia narrato di aver composto l’opera a seguito di un sogno, in cui avrebbe incontrato il diavolo, che gli avrebbe suonato una musica tanto strana quanto bella. Se qualcuno di voi ha notato qualche somiglianza con il famoso crocevia dove Robert Johnson avrebbe venduto l’anima al diavolo per suonare il blues in maniera sopraffina, è perché in realtà anche questo fa parte della storia della leggenda del diabolus in musica.

Il tema era ricorrente in quegli anni: molti compositori d’opera utilizzavano stratagemmi come l’uso del tritono per creare l’atmosfera nelle scene in cui compariva il soprannaturale. Potremmo quasi parlare di “opere horror”! E allo stesso modo, il blues divenne “la musica del diavolo”, definizione suggestiva e affascinante che spiegava tra l’altro come degli schiavi analfabeti (così probabilmente erano considerati dalla società) potessero suonare musiche così accattivanti.

In tempi più recenti, il metal si è appropriato dello stesso tipo di narrazione, inserendo il tritono a più non posso come elemento caratterizzante delle composizioni delle varie band, associandolo alle immagini tipiche del genere, che spesso vanno a braccetto con l’immaginario di Halloween. E sempre seguendo lo stesso filone, possiamo trovare il tritono come elemento fondamentale in tante colonne sonore di film horror. Sia chiaro, in realtà l’intervallo in sé ha molte più sfumature, tanto che alcuni teorici antichi lo identificavano come un intervallo gioioso, soprattutto se ascendente.

Lo possiamo trovare infatti nella sigla dei Simpson, o nella sentimentale Maria del musical West Side Story. E in nessuno di questi casi è minimamente pauroso o sinistro. Ne troviamo un esempio poco tetro anche nell’intro di YYZ dei Rush. E, data la sua natura di intervallo che richiama immediatamente l’attenzione, il tritono è utilizzato anche per le sirene della polizia. I Clash lo usarono proprio come imitazione di una sirena nella parte di chitarra di Police on my Back. Ma noi qui ci concentreremo solo sull’aspetto tetro, pauroso e sinistro che lo lega ad Halloween.

Gli esempi di colonne sonore horror sono praticamente infiniti e molti non sono rientrati nell’elenco che segue: ad esempio i Goblin, in particolare nella colonna sonora de L’alba dei morti viventi, Stelvio Cipriani nella colonna sonora di Incubo sulla città contaminata, Mark Mancina nella colonna sonora de La casa dei fantasmi del 2003. E ancora la colonna sonora di Dead Silence, scritta da Charlie Clouser o quella di Nosferatu ad opera dei Popol Vuh, come anche le musiche di The Ring. Ma gli esempi che ho scelto per questo articolo sono stati accuratamente selezionati per rendere, spero, evidente l’effetto che produce il tritono sulle atmosfere delle musiche in cui compare. Siete pronti a farvi spaventare?

Black Sabbath, Black Sabbath

Partiamo da un esempio facile, in cui ascoltare il nostro tritono e riconoscerlo senza difficoltà. Il primo album omonimo dei Black Sabbath, pubblicato nel 1970, si apre appunto con la traccia Black Sabbath. Qui le note iniziali di chitarra, insistite praticamente per tutto il brano, costruiscono un semplice e schietto tritono, che indubbiamente conferisce al brano il suo tono cupo e minaccioso. L’album è considerato da molti uno dei primi esempi di musica metal.

Andrew Lloyd Webber, The Phantom of the Opera

Perfettamente inserito nella tradizione di quelle che ho definito “opere horror”, The Phantom of the Opera è un musical teatrale del 1986, con le musiche di Andrew Lloyd Webber. Il brano in questione è un duetto del primo atto tra la protagonista Christine e il Fantasma. La frase melodica più caratterizzante è quella che contiene il titolo “The Phantom of the opera is here”, che parte dall’alto e scende repentina per appoggiarsi su un accordo diminuito, costruito cioè proprio sul nostro tritono. Non credo sia necessario sottolineare l’importanza di questo intervallo nel definire nel brano il tono inquietante che tutti conosciamo. Il video, girato per lanciare il musical, propone il duetto originale di Sarah Brightman e Steve Harley, che poi venne rimpiazzato per la messinscena del musical.

Benjamin Wallfisch, Every 27 Years

Immergiamoci allora nelle colonne sonore dei film horror e nell’atmosfera più consona alla ricorrenza di Halloween. Every 27 Years è il tema principale della colonna sonora di It, film del 2017 ispirato al romanzo di Stephen King del 1986, con il terrificante pagliaccio Pennywise. Qui il tritono compare più volte e in varie forme, accanto ad altri espedienti “paurosi”, come il crescendo rapido e incalzante e gli accordi in fortissimo che escono improvvisamente dal nulla. Lo sentiamo tornare chiaramente più volte sia nella parte di piano che nella parte orchestrale, ed è proprio il nostro diabolus in musica che più di ogni altro elemento ci fa venire i brividi dal terrore.

Charles Bernstein, Main Title (A Nightmare on Elm Street)

Questa è la musica di apertura della colonna sonora di Nightmare – Dal profondo della notte, celebre film di Wes Craven del 1984 con il malvagio Freddy Krueger. Anche in questo caso, il diabolus in musica è un elemento fondamentale nella costruzione dell’atmosfera spaventosa. Si possono facilmente riconoscere tritoni in ogni dove, soprattutto in tutte le parti melodiche, sia nella forma di intervalli ascendenti che discendenti.

Philip Glass, Face to Razor

Face to Razor è una traccia estratta dalla colonna sonora di Candyman – Terrore dietro lo specchio, film horror del 1992 basato su un racconto di Clive Barker e interamente musicato da Philip Glass. Ho scelto questo brano, perché mi pare particolarmente adatto a identificare il tritono come strumento principale per creare l’atmosfera di paura. Il nostro intervallo, per esempio, è già presente nell’arpeggio che accompagna tutto il brano. Se avete avuto un brivido di terrore e vi si sono rizzati i peli delle braccia, allora avete probabilmente ascoltato un tritono!

Keith Emerson, Rose’s Descent to the Cellar

Questo brano è tratto dalla colonna sonora scritta da Keith Emerson per il film Inferno di Dario Argento, del 1980, secondo capitolo di una trilogia iniziata con Suspiria, con le musiche dei Goblin, e conclusa poi con La terza madre, in cui le musiche sono quasi tutte firmate da Claudio Simonetti. La colonna sonora di Emerson include anche l’epica e terrificante Mater Tenebrarum, ma in Rose’s Descent to the Cellar è probabilmente più evidente l’uso del tritono per creare il senso di terrore sinistro che ci aspetta alla fine di questa discesa in cantina…

Danny Elfman, Secret Library

Il filone dell’horror si è spesso incrociato con quello della parodia e della commedia. Secret Library è tratta dalla colonna sonora della serie Mercoledì, andata in onda dal 2022, ispirata ai personaggi della Famiglia Addams. La musica è firmata da Danny Elfman, compositore che abbiamo ascoltato anche in Beetlejuice e in molti film di Tim Burton. Qui il tono della musica è prevalentemente scherzoso, ma il tritono compare, in particolare nel tema di violoncello verso la fine, a colorare le atmosfere di colori più tetri.

Opeth, Heir Apparent

Come abbiamo visto, il tema del diabolus in musica è divenuto anche un marchio di fabbrica del metal, in tutte le sue sfaccettature. Heir Apparent è contenuta nell’album Watershed, pubblicato dagli svedesi Opeth nel 2008. Qui il tritono compare evidente nella parte di piano da solo, ma anche negli accordi, ed è il principale artefice del caratteristico tono gotico del brano.

Slayer, Seasons in the Abyss

Seasons in the Abyss è la traccia di chiusura e la title track dell’album pubblicato dagli Slayer nel 1990. Il tritono si nota all’inizio nella frase di chitarra, che si appoggia sul nostro diabolus in musica per poi “correggerlo” alla fine della frase. Poi ritorna anche nell’arpeggio. Poi ancora nel ritornello. Decisamente in questo brano il diabolus in musica è il principale responsabile della nostra discesa negli abissi!

Metallica, Enter Sandman

Per concludere, ancora un esempio dall’ambito metal, che ce ne potrebbe offrire ancora a migliaia… Enter Sandman è la traccia di apertura dell’album Metallica del 1991. Qui l’arpeggio iniziale di chitarra, ripreso poi dal riff elettrico, è incentrato sul tritono, in posizione evidente, che colora tutta l’atmosfera di un clima di paura e del male, impersonato in questo caso dal Sandman, figura che ha popolato gli incubi di generazioni di bambini anglosassoni.

 

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