Crescono gli incentivi per chi rimane al lavoro cinque anni in più rinunciando alla pensione. Ma quanto si guadagna?
Il Governo insiste sul bonus Maroni e rilancia gli incentivi per stimolare i lavoratori a non considerare l’opzione della pensione anticipata. Gli incentivi servono dunque a incoraggiare i lavoratori a rimanere al lavoro nonostante abbiano raggiunto i requisiti per la pensione. E la nuova manovra finanziaria prevede appunto una rimodulazione del cosiddetto bonus Maroni, che prevede l’esenzione fiscale dei contributi a carico del lavoratore o una riduzione della tassazione.
Continuare a lavorare con l’esenzione fiscale dei contributi potrebbe quindi rappresentare un vantaggio economico per il lavoratore: restando al lavoro fino a cinque anni in più aumenterebbe sensibilmente il reddito netto mensile. Ma bisogna capire di quanto. Solo attraverso numeri precisi è possibile stimare se il gioco vale la candela.
L’altro vantaggio proposto dal bonus Maroni è quello di poter mantenere la quota di pensione piena mentre si continua a lavorare, con i contributi figurativi che non riducono l’importo della pensione futura. In questo senso, prolungare la carriera lavorativa potrebbe interessare a coloro che sono alla ricerca di una maggiore stabilità finanziaria e hanno anche bisogno di mettere da parte qualche soldino per il futuro.
Bonus Maroni: cinque anni ancora al lavoro a fronte di un guadagno non sempre così elevato
L’ultima volta che è stato applicato, il bonus Maroni valeva per Quota 103, e dunque per i pensionati con quarantuno anni di contributi e sessantadue anni d’età. E l’obiettivo era appunto quello di far rimanere i lavoratori che potevano sfruttare il canale di uscita anticipata fino al raggiungimento dell’età utile per la pensione di vecchiaia: i sessantasette anni. Quindi bisognava restare al lavoro per cinque anni.
Grazie agli incentivi, il lavoratore incassa la quota del contributo IVS (il 9,19%) che di norma va versata all’INPS. Si guadagna dunque qualcosina in più del 9% su ogni stipendio ogni mensile. Per farlo, però, bisogna continuare a lavorare oltre l’età pensionabile-. Cosa che può comportare stress e fatica fisica, soprattutto per chi non si sente più fisicamente e mentalmente al pieno delle proprie forze.
Tutto ciò per avere il 9% circa in più sulla contribuzione per tredici mensilità. Prendendo in considerazione una RAL di 25.000 euro, e senza considerare esoneri contributivi vari, la quota IVS a carico sarebbe di 2,297 euro circa. Cioè 176 euro lordi in più in busta paga. I soldi ci sono. O potrebbero esserci. Ma la convenienza, in una situazione del genere, va valutata in base alle esigenze personali di ciascun lavoratore. Ognuno ha le sue priorità.
Per le novità più precise bisognerà aspettare qualche giorno. Per ora, dal Ddl Bilancio, tramite comunicato stampa, si è letto solo di generico rafforzamento delle misure destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, mantengono l’impiego.