Nuove disposizioni previste nella prossima legge di bilancio per evitare una tassazione più pesate: cosa succede il 30 novembre.
Si tratta in pratica della possibilità di pagare subito una tassa più contenuta per evitare un’imposta prevedibilmente più alta in futuro. A partire dal 30 novembre di ogni anno, le persone fisiche, le società semplici e gli enti non commerciali potranno infatti procedere alle rivalutazioni finalizzate alla neutralizzazione delle plusvalenze derivanti dalle cessioni di alcuni beni.
Suona complicato, ma non lo è. Neutralizzare le plusvalenze derivanti dalle cessioni di beni come titoli, quote e terreni significa poter ridurre o eliminare l’impatto fiscale sui guadagni che derivano dalla vendita di questi beni. Dunque, chi vende dei titoli, delle quote o un terreno a un prezzo superiore a quello di acquisto, realizzando così una plusvalenza (e cioè un guadagno), può evitare di pagare troppe tasse.
Le plusvalenza di questo tipo, infatti, sono soggette a imposte salate. Ma rivalutando con una perizia i beni al loro valore attuale e pagando un’imposta sostitutiva, si può aggiornare il valore fiscale dei beni da vendere. Con la cessione, perciò, la plusvalenza sarà calcolata sulla differenza tra il prezzo di vendita e il nuovo valore rivalutato. Una strategia che riduce l’importo della plusvalenza tassabile e, di conseguenza, il peso delle imposte da pagare.
L’imposta sostitutiva è al 16%. E il pagamento può essere effettuato il 30 novembre di ogni anno. Il Governo crede che la soluzione possa non solo mettere un po’ di chiarezza nelle procedure di rivalutazione, ma possa anche dare maggiore stabilità e semplificare il processo per i contribuenti. Tutto ciò garantendo un minimo di trasparenza fiscale.
Cosa succede il 30 novembre con la rivalutazione di titoli, quote e terreni
Il processo contabile e fiscale è fondamentale per aggiornare il valore di alcuni beni cedibili. Il punto è permettere che le plusvalenze ottenute con le vendite siano aggiornate al valore di mercato corrente. Se quindi Tizio ha comprato dieci anni fa delle azioni a 50.000 euro che oggi ne valgono 100.000, prima di venderle deve permettere al fisco di riconoscere questo aumento di valore.
E lo si fa appunto aggiornando il valore contabile delle azioni in vendita. In questo modo la plusvalenza tassabile sarà calcolata sulla differenza tra il prezzo di vendita e il valore rivalutato. Un modo quindi utile per ridurre l’imposta sulle plusvalenze… Per i titoli e altri strumenti finanziari ordinari, per esempio, l’attuale normativa prevede infatti un’imposta del 26% per i guadagni generati dalla vendita. La possibilità non dovrebbe valere per le plusvalenze sulle criptovalute (con imposta alzata al 42%).
Per la rivalutazione serve però innanzitutto una perizia che certifichi il valore attuale del bene. Solo dopo l’aggiornamento, il 30 novembre, sarà possibile versare l’imposta sostitutiva, in questo caso del 16%, e poi registrare il nuovo valore nel bilancio aziendale o nella dichiarazione dei redditi.