Forse Maurizio Landini era in lutto per la disfatta della democratica Kamala Harris :uno stato d’animo comprensibile, staremmo per dire umano. Altrimenti non si spiegherebbero le sue più recenti parole. Due, per l’esattezza: rivolta sociale. Per il patron della Cgil, insomma, siamo alla vigilia di una pericolosa situazione. “Si vuole favorire sempre di più i ricchi e meno i poveri”.
Per Landini non se ne può più
Ecco perché, secondo lui, non se ne può più. Eppure poche ore prima era stato raggiunto un accordo per gli statali. Non tale da farli ballare di gioia, ma comunque un aiutino di quasi 150 euro al mese più un giorno di riposo, ossia di settimana corta. Non pensiamo che i premiati abbiano potuto pensare di aver risolto tutti i loro problemi, come ad esempio arrivare con tranquillità alla fine del mese, ma neppure che si siano messi a piangere pensando e riflettendo: “Ora che facciamo nel nuovo giorno di festa?”.
Lo sgomento della settimana corta
Ad una persona vecchia come il sottoscritto è venuto in mente un episodio di tanti anni fa quando agli impiegati di banca, oltre ad un certo aumento di stipendio, fu concesso anche il sabato libero. Non erano contenti di lavorare meno perché molti pensarono che quel giorno non avrebbero saputo che cosa fare. Al di là di ricordi ormai svaniti, non riteniamo che gli statali possano accusare il datore di lavoro (cioè lo Stato) di averli puniti ancora una volta. Però, ci ha pensato Maurizio Landini alla loro “rivoluzione” usando un sostantivo ed un aggettivo che un sindacalista di rango (quale lui è) non dovrebbe mai pronunciare se non dopo aver detto dieci Pater Noster e altrettante Ave Maria. In fondo, personalmente, lo si può perdonare perché come molti della sua parte politica non si capacitavano di quel che era successo negli Stati Uniti. “Oddio, di nuovo lui, il Trump che abbiamo già conosciuto?”.
Si proprio lui, non c’è dubbio. Comunque le si possa prendere, quelle parole sono molto, molto pericolose, soprattutto se si pensa che a sottolinearle con forza sia stato un uomo che dirige un sindacato a cui aderiscono centinaia di migliaia di lavoratori. E’ evidente che una espressione del genere non poteva passare sotto silenzio. Ha meravigliato e indignato soprattutto la maggioranza. Infatti, Attilio Foti, capo gruppo alla Camera dei Fratelli d’Italia, ha risposto per le rime al numero uno della Cgil: “Con quale coraggio usa queste parole, lui ardente pacifista e sostenitore della Costituzione?”
Va bene essere il bastian contrario, ma fino a che punto? I più cattivi ricordano che di recente Landini si è “autoaumentato” lo stipendio di trecento euro al mese. A destra, c’è chi ritiene che l’episodio non possa essere dimenticato ed avere una durata di ventiquattro ore. Si può ritenere che le sue parolepossano configurare un reato? Questo lo stabilirà la magistratura, ma è certo che comunque vada a finire Landini non avrà fatto una bella figura in un momento in cui all’Italia servirebbe maggiore unità e più comprensione. Così, il Paese non riuscirà ad andare avanti se la “guerra” infinita tra maggioranza e opposizione non si placherà. Ora, anche riguardo alle elezioni vinte da Trump negli Stati Uniti, si trova il modo di spaccarsi e di considerare l’avversario un nemico. Matteo Salvini è entusiasta; Elly Schlein continua a ripetere che il nostro Paese ne pagherà le conseguenze. Giorgia Meloni che fa? E’ cauta e si limita a mandare i suoi complimenti a Donald. E poi? Speriamo che in questa occasione, malgrado Landini, non si guerreggi un giorno si e un altro pure.