Il campo largo è risorto e ha vinto. Si può proprio scrivere che oggi Elly Schlein è uscita da un incubo. Le elezioni in Emilia-Romagna e in Umbria le ha stravinte il centro sinistra e la segretaria tira un grande sospiro di sollievo.
La sua poltrona in via del Nazareno, sede del Pd, non traballa più e i suoi amici-nemici debbono rimettere nel cassetto le armi. Una doppietta, dunque, che dimostra essenzialmente un particolare: a sinistra c’è un solo partito, gli altri sono cespugli che contano quanto il due di spade quando la briscola è danari.
Conte stritolato
Giuseppe Conte esce con le ossa rotte da questa competizione, va sotto al cinque per cento ed ora che cosa dirà ai suoi quando il Movimento si radunerà per la Costituente?
Dunque, Elly è sugli scudi e può finalmente lavorare in tutta tranquillità. Perché lei lo sapeva che se le cose fossero andate in modo diverso avrebbe avuto i giorni contati: giù dalla segreteria, vittoria dei riformisti, perché “il Pd non può continuare ad essere un partito spostato troppo a sinistra”.
Il campo largo dà ragione a Elly Schlein
Ha vinto il campo largo (o più verosimilmente il campo unico) ed Elly può brindare a champagne. Sul palco di coloro che hanno raggiunto il successo è salita soltanto lei; gli altri (gli alleati) si sono ben guardati di farsi fotografare con la segretaria. Applausi solo per lei, dunque, che ora potrà dire ai suoi oppositori interni: “State tranquilli per il momento, altrimenti…….”
La destra, al contrario, è uscita malconcia da questa consultazione. Niente scuse: la sconfitta è stata pesante e recriminare per l’assenteismo nelle urne sarebbe non riconoscere la sconfitta.
Circostanza che non è sfuggita a Giorgia Meloni la quale, da Rio de Janeiro, ha voluto congratularsi con i due nuovi presidenti nella speranza di poter lavorare insieme per il futuro del Paese. Ma nonostante le civilissime parole della premier ci si dovrà rendere conto di questa debacle.
Dove ha sbagliato la maggioranza e perché ha sbagliato? In primo luogo, ci sono i litigi, sotterranei e non, tra i tre leader.
Salvini ogni giorno se ne inventa una per apparire e non si rende conto che gli italiani sono stanchi delle lotte intestine e vogliono solo vivere in tranquillità, lontani dai pensieri che nascono per mettere insieme il pranzo con la cena.
Anche se più moderatamente, pure Antonio Tajani non scherza: è sempre pronto a mettere i puntini sulle i, imbarazzando non poco Palazzo Chigi. Il ministro degli Esteri ha alle spalle gli eredi di Berlusconi (due in particolare) che lo “invitano” (eufemismo) a comportarsi in quella maniera.
Così Giorgia si trova a dover combattere non solo con la sinistra che la vorrebbe mettere sul rogo, ma anche con i suoi vice che farebbero bene a parlare di meno e a lavorare di più.
Indipendentemente dalla poca vicinanza che la lega ai suoi più stretti collaboratori, la Meloni deve riconoscere i propri errori. Ad esempio sui migranti: combattere l’illegalità di quanti sbarcano sulle nostre coste è giusto e sacrosanto; meno opportuno è invece portare in Albania una ventina di persone che debbono immediatamente tornare in Italia.
Colpa solo di una magistratura contraria? Forse, ma l’uomo comune pensa soltanto che si è speso quasi un miliardo di trasporto assolutamente inutile.
Soldi che si potevano dare alla scuola, alla sanità, tanto per fare due esempi emblematici. Inoltre, per quest’ultimo periodo, la destra non ha affrontato con la dovuta caparbietà i problemi quotidiani di una famiglia di quattro persone che vive con mille euro al mese.
Allora, è fuor di luogo, prendersela con l’astensionismo solo per trovare una giustificazione. La verità è che la gente non ne può più dei continui litigi e delle battaglie che si combattono fra i due schieramenti.
A caldo, la Meloni ha parlato con i due nuovi presidenti congratulandosi con loro e sperando in una preziosa collaborazione; Michele De Pascale, il numero uno emiliano, ha detto le stesse cose. Finalmente una svolta a favore del Paese Italia? Se lo augurano tutti, ma è bene essere prudenti. Con i politici non si sa mai.