Una folla oceanica di donne: c’è chi dice che fossero in duecentomila a sfilare per le vie di Roma. Qualcuno ridimensiona questo numero, ma non è un problema di quante fossero o non fossero.
Riprendi Erano tante, felici: cantavano, inveivano soprattutto contro il patriarcato, ballavano, qualcuna si è spogliata mettendo in mostra il proprio seno. “E’ ancora una società maschilista la nostra”, gridavano a squarciagola. “Contateci” è il titolo in prima pagina a caratteri cubitali del “ Manifesto”.
Donne sfilano senza violenza…ma quella foto bruciata brucia
Una provocazione, naturalmente, che ci può stare quando una manifestazione non va mai al di là della violenza. Un insegnamento per quei maschi che, al contrario, cercano ad ogni costo lo scontro con le forze dell’ordine.
Tutto bene, dunque, ma perché guastare lo spettacolo bruciando la foto del ministro Giuseppe Valditara? Si può essere pro o contro il suo operato, ma non è degno di una popolazione civile un gesto del genere.
Eugenia Roccella, che ha nel governo Meloni il difficile incarico delle pari opportunità,stigmatizza l’operato, lo trova fuori luogo, un gesto che forse migliaia di quelle donne hanno considerato inqualificabile.
Una società ancora maschilista
Al di là di questa polemica che ha turbato una sentitissima marcia, rimane il fatto e il problema che le donne invocano a gran voce.
La nostra è ancora e sempre una società in cui il maschio è padrone. Comanda e impedisce a quello che una volta era definito il gentil sesso, di maturare e di avere incarichi di prestigio.
Forse, questo convincimento (vogliano scusarci le manifestanti) è un po’ esagerato visto che nel nostro Paese sono due donne a ergersi nel mondo politico: Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (la prima in assoluto) e Eddy Schlein che dirige il Pd, ovverosia il maggior partito dell’opposizione.
“Questo non basta”, potrebbero rispondere le migliaia di manifestanti a cui non possiamo dare torto. Le retribuzioni, pure a parità di merito, sono minori, al vertice di molti uffici e organizzazioni pontificano gli uomini che lasciano in un angolo le donne.
Tutto vero, tutto sacrosanto, però sarebbe imbarazzante non riconoscere che dalla metà del secolo scorso ad oggi, sono stati fatti passi da giganti a proposito.
La magistratura era proibita, in politica trovare una donna era come andare a cercare l’ago in un pagliaio, nelle libere professioni giganteggiavano gli uomini.
Adesso – lo riconoscano le nostre “bravissime rivali” – la situazione è cambiata.
Non direi capovolta, ma ha subìto uno scossone di non poco conto. Ci sono donne che in medicina furoreggiano, nel campo della giustizia hanno talvolta il predominio, nella professione che svolgo da 70 anni, sembra quasi un miracolo il progresso compiuto dalle giornaliste. Quando alle prime armi entrai a far parte della redazione del Messaggero, di centoventi professionisti una sola – bravissima – portava la gonna.
Direttrici? Nemmeno a parlarne. Eppure dominavano la scena come inviate opinioniste nomicelebri come Oriana Fallaci, Lietta Tornabuoni, Natalia Aspesi, Flora Antonioni.
Per non parlare dello sport. Alle partite di calcio era quasi inverosimile vedere una ragazza fra gli spettatori. Oggi, a essere più numerose nel campo dell’informazione televisiva, sono le giovanissimeaspiranti che hanno giustamente in animo di arrivare molto in alto.
Se tutto questo non può non essere considerato un giusto riconoscimento del merito, si contrappone un fenomeno che grida vendetta e conferisce alla nostra società un danno gravissimo.
Parliamo del triste fenomeno dei femminicidi, oltre cento nell’anno di grazia 2024. Quando protestano e gridano in decine di migliaia nelle piazze di Roma e di Palermo, ci si deve solo vergognare e correre immediatamente ai ripari.
Una maggiore vigilanza? Un giusto rigore della giustizia? Un controllo più efficace delle forze dell’ordine? Una prevenzione diversa da quella attuale? Tante difese tutte insieme che debbono impegnare il governo su ogni fronte , in particolare oggi che sulla poltrona di Palazzo Chigi siede per la prima volta una donna.
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