È morto a 76 anni Giacinto Rossetti, fondatore del Trigabolo di Argenta, in provincia di Ferrara, il ristorante che rivoluzionò il concetto di cucina e che ebbe ai fornelli anche chef divenuti poi celebri, come Bruno Barbieri e Igles Corelli. Proprio quest’ultimo, in un post, ha scritto: “L’anima del Trigabolo è volata in cielo. Ciao Giacinto”. In questo periodo, tra l’altro, il regista Mauro Bartoli sta lavorando a un docufilm dedicato al locale e alla sua epopea. Nel 2023, Argenta ha voluto omaggiare la memoria del Trigabolo (1983-1993) con una targa speciale, scoperta dallo stesso Rossetti.
Giacinto Rossetti, la sua vita professionale raccontata dal Gambero Rosso
Il Gambero Rosso ha dedicato un articolo a Rossetti raccontando i suoi esordi ed anche la sua fine: “Rossetti inizia a battere la provincia italiana in cerca di ingredienti. Visita cantine, conosce produttori, artigiani, contadini, allevatori, formaggiai, studia e si fa spiegare. Sono gli anni in cui la cucina italiana sta mettendo il muso fuori dalla tana dopo un lungo letargo, ma Rossetti non è sedotto dalla Francia che in quello stesso periodo Gualtiero Marchesi sta ‘italianizzando’, lui guarda alla grande provincia italiana e al suo umanesimo. E si circonda di persone speciali (…)”.
“Tutto era fatto espresso al Trigabolo, le verdure arrivavano dall’orto, le sfogline gli davano di gomito, le erbe aromatiche erano usate con sapienza e creatività, la cacciagione spesso era fornita da cacciatori locali, sfidando le leggi del sistema sanitario. I piatti erano provati e riprovati anche di notte, perché quello era il momento, Giacinto e i suoi erano giovani e stavano cavalcando l’onda di una stagione che, lo sapevano anche se non lo pensavano, non sarebbe tornata mai più, almeno non in quel modo (…)”.
“Nel frattempo erano arrivate le stelle Michelin, dapprima una, poi due. Ma i costi di una cucina di quel livello, in una provincia sperduta tra l’Emilia e la Romagna, erano insostenibili, anche perché Giacinto era inflessibile sulla qualità della materia prima e delle bottiglie di una cantina che all’epoca aveva pochi eguali in Italia. Il Trigabolo iniziò a perdere colpi, Rossetti fu costretto a chiuderlo nel 1993, ma nel frattempo il polline del cambiamento era stato sparso ovunque nelle cucine del nostro Paese (…)”.