La conferma di Evelina Christillin a presidente del Museo Egizio di Torino ha provocato una breve ma intensa polemica subito soffocata da Giorgia Meloni.
Così la premier ha evitato penose riflessioni su come, nelle nomine a incarichi pubblici, la partigianeria di partito prevalga, stile Trump, sul giudizio professionale.
Evelina Christillin è presidente del Museo Egizio dal 2012, in barba agli stupidi dogmi grillini, dopo avere guidato con grande successo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali a Torino, che fu un momento di svolta positiva per la città in piena crisi post comunista.
Durante la presidenza Christillin il Museo Egizio di Torino ha goduto di un importante periodo di crescita, da polverosa collezione di reperti a sede del livello del Museo del Cairo, incluso fra i migliori 50 del mondo.
La scorsa estate Meloni attraverso l’allora ministro Gennaro Sangiuliano aveva provato a sostituire Evelina Christillin con un egiziano contestato in Egitto. Ci fu una rivolta a Torino e non solo. Poi il caso Boccia chiuse l’incidente.
La polemica degli ultimi giorni viene ricostruita da Alessandro D’Amato per il Quotidiano Nazionale.
La polemica per il Museo Egizio
A parlare dello scontro, che risale alla scorsa settimana, è stato Il Foglio. Secondo la ricostruzione Crosetto avrebbe detto a Giuli di essere contrario al rinnovo dell’incarico per Christillin perché la presidente della Fondazione ha sempre attaccato Fratelli d’Italia e in questi anni non ha mai perso occasione di prendere le distanze dal partito di via della Scrofa.
E c’è chi ricorda il faccia a faccia tra Giorgia Meloni e il direttore del museo Christian Greco, all’epoca criticato per aver promosso biglietti scontati per chi parlava in arabo. E difeso a spada tratta dall’attuale presidente. Giuli avrebbe risposto di aver concordato tutto con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, anche lui di FdI e proveniente dal Piemonte come Crosetto.
Alla fine della lite sarebbero state informate Arianna e Giorgia Meloni, in quel momento in Argentina per l’incontro con Javier Milei. Ed entrambe avrebbero concordato di chiudere lo scontro senza vincitori e vinti per spegnere sul nascere la polemica interna al partito.
Da qui la nota congiunta di Giuli e Crosetto di martedì sera, che definisce “destituita di ogni fondamento” ogni ricostruzione su una presunta lite tra i ministri della Difesa e della Cultura. In realtà, come preciserà successivamente l’AdnKronos, la lite si sarebbe consumata non “sul nome”, ma per “una questione di metodo”.
Crosetto irritato
In particolare, Crosetto sarebbe stato“infastidito” dalla scelta di Giuli di confermare Christillin senza che ci fosse stato “un preventivo confronto all’interno di FdI,come vuole la prassi nel caso di nomine importanti”. Da qui la discussione telefonica, peraltro — secondo fonti della Difesa — in un giorno complicato per Crosetto “impegnato a gestire l’attacco alla base italiana di Unifil in Libano”.
Christillin è stata anche ospite a Un giorno da pecora su Rai Radio1. Al conduttore Giorgio Lauro fa sapere di aver sentito anche Giuli mentre alla domanda su perché sarebbe coinvolto il sottosegretario Delmastro risponde: “Non lo so e non ho il piacere di conoscerlo. Approfitto però di questo programma per dirgli grazie, nel caso avesse speso qualche buona parola per me”.
L’anno scorso l’Egizio finì in altre polemiche, stavolta per la conferma di Greco alla direzione nonostante gli scontri con FdI e Lega. L’ok arrivò dal cda della Fondazione. Presieduta proprio da Christillin.
La stessa Christillin, con una dichiarazione all’agenzia di stampa Ansa ha chiuso le polemiche dopo i “messaggi e le telefonate di fuoco” tra il ministro della Cultura e quello della Difesa a causa della sua conferma. “Con Guido siamo amici da quando eravamo ragazzi. Ci siamo sentiti con dei messaggi, tra noi è tutto tranquillo”.