Un recente studio suggerisce che concentrazioni elevate di grasso viscerale possono indicare un rischio maggiore di sviluppare Alzheimer, anni prima della comparsa dei primi sintomi cognitivi.
L’Alzheimer in Italia, alcuni numeri
In Italia, circa un milione di persone convivono con l’Alzheimer, un numero destinato a crescere fino a 2,3 milioni entro il 2050, complice l’aumento dell’aspettativa di vita. L’Alzheimer è una delle principali cause di disabilità tra gli anziani, e al momento non esiste una cura definitiva. Tuttavia, negli ultimi anni, la ricerca ha fatto significativi passi avanti nel comprendere i meccanismi che scatenano la malattia e nel delineare i fattori di rischio associati.
Tra questi, l’obesità è stata da tempo individuata come un possibile acceleratore del declino cognitivo, favorendo l’atrofia cerebrale, ossia la riduzione del tessuto cerebrale dovuta alla morte dei neuroni. Ora, uno studio ha approfondito il ruolo specifico del grasso viscerale, individuando un collegamento diretto con i processi infiammatori cerebrali e i depositi proteici che caratterizzano l’Alzheimer.
Cos’è il grasso viscerale e perché è così pericoloso?
Il grasso viscerale non è visibile dall’esterno, poiché si accumula in profondità nell’addome, avvolgendo gli organi vitali come il fegato, il cuore e l’intestino. A differenza del grasso sottocutaneo, che si trova sotto la pelle e può essere più evidente, il grasso viscerale è spesso presente anche in persone che non sembrano obese.
Oltre ad aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, questo tipo di grasso sembra avere un impatto significativo sul cervello. Secondo i ricercatori della University of Washington School of Medicine, elevate quantità di grasso viscerale sono state associate a una maggiore concentrazione nel cervello di due proteine tossiche, la beta-amiloide e la tau. Queste proteine sono note per il loro ruolo nella formazione delle placche e dei grovigli che danneggiano i neuroni, causando il declino cognitivo tipico dell’Alzheimer.
Lo studio
Il recente studio ha coinvolto 32 adulti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, con un indice di massa corporea (BMI) medio pari a 32, il che rientra nella classificazione di obesità moderata. Attraverso l’uso di risonanze magnetiche, i ricercatori hanno analizzato sia il grasso addominale che la salute cerebrale dei partecipanti.
I risultati hanno mostrato che i partecipanti con livelli più alti di grasso viscerale presentavano una maggiore concentrazione di beta-amiloide e tau nel cervello. Inoltre, questi individui mostravano segni di infiammazione cerebrale, anche se cognitivamente non avevano ancora sviluppato sintomi di declino. Questo suggerisce che il grasso viscerale potrebbe essere un precursore dei processi patologici dell’Alzheimer, agendo in modo silenzioso ma potenzialmente devastante.
Infiammazione e grasso viscerale, il legame con il cervello
L’infiammazione è da tempo riconosciuta come un elemento chiave nello sviluppo di molte malattie croniche, inclusa l’Alzheimer. Il grasso viscerale produce un numero elevato di citochine pro-infiammatorie, molecole che possono attraversare la barriera emato-encefalica e innescare processi infiammatori nel cervello.
I ricercatori hanno sottolineato che non è solo la quantità totale di grasso a influire, ma la localizzazione viscerale che rappresenta un pericolo specifico. Questo studio ha evidenziato un meccanismo diretto con cui il grasso viscerale contribuisce all’accumulo di proteine tossiche nel cervello, aumentando il rischio di Alzheimer.
La circonferenza addominale come indicatore di rischio
Misurare il grasso viscerale non è sempre semplice, ma ci sono metodi pratici per ottenere una stima approssimativa. Secondo la Fondazione Humanitas, una circonferenza vita superiore a 94 cm negli uomini e a 80 cm nelle donne indica un rischio cardio-metabolico medio. Quando questi valori superano rispettivamente i 102 cm e gli 88 cm, il rischio diventa alto.
Questi parametri non solo rappresentano un indicatore del rischio cardiovascolare, ma potrebbero anche essere utilizzati per valutare la probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Il grande merito di questo studio è aver identificato un potenziale fattore di rischio che può essere monitorato già nella mezza età, molto prima che compaiano i sintomi della malattia. Questo apre la strada a nuove strategie preventive basate su interventi dietetici e di stile di vita volti a ridurre il grasso viscerale.
Ridurre il grasso viscerale non è solo una questione estetica, ma una priorità per la salute a lungo termine. Interventi mirati, come una dieta equilibrata, l’attività fisica regolare e la gestione dello stress, potrebbero contribuire a ridurre i livelli di infiammazione sistemica e migliorare la salute cerebrale.