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La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Rush, di Ron Howard

Lo scorso 8 dicembre, con il Gran Premio di Abu Dhabi, si è concluso il Mondiale di Formula 1 del 2024. Nonostante la vittoria di Lando Norris nel Gran Premio, che ha regalato il titolo Costruttori alla McLaren dopo 26 anni, ad aggiudicarsi il Mondiale è stato Max Verstappen (Red Bull), al suo quarto campionato vinto. Con questa vittoria il pilota olandese ha eguagliato Alain Prost e Sebastian Vettel per numero di Mondiali vinti.

La Ferrari, che era chiamata a una clamorosa rimonta, può dirsi comunque soddisfatta di questa stagione, che l’ha vista trionfare cinque volte nella miglior annata dal 2018. Guardando al passato, negli anni Settanta la scuderia di Maranello ha conquistato due Mondiali grazie a uno dei migliori piloti della storia della Formula 1, un certo Niki Lauda.

Quegli anni vengono inoltre ricordati per una delle rivalità sportive più iconiche della Formula 1, ovvero quella tra il pilota austriaco (Ferrari) e il britannico James Hunt (McLaren). C’è un film, uscito nel 2013, che forse meglio di altri ha saputo condensare molte delle peculiarità di questo sport, narrandole attraverso questa storica rivalità. Oggi, infatti, vi consigliamo Rush, di Ron Howard.

Rush, di Ron Howard

In uno dei periodi d’oro della Formula 1, negli anni Settanta, si assisteva a una rivalità che sarebbe entrata di diritto negli annali di questo sport. Entrati in contatto per la prima volta sui circuiti di Formula 3, il britannico James Hunt (Chris Hemsworth) e l’austriaco Niki Lauda (Daniel Brühl) si affrontarono diverse volte in pista, mostrando tanto le loro personali capacità quanto i differenti stili di approccio nello sport e nella vita in generale.

Hunt era un affascinante donnaiolo, che viveva la sua vita con dissolutezza, Lauda, invece, era meticoloso e molto riservato. La loro rivalità culminò nella stagione 1976, quando Lauda, campione in carica con la Ferrari, e Hunt, al primo anno in McLaren, hanno dato vita a una stagione memorabile, fino al terribile incidente che vide coinvolto l’austriaco sul circuito di Nürburgring durante il Gran Premio di Germania.

Uomini sotto al casco

Reggendosi su una struttura narrativa per certi versi “classica”, Ron Howard porta sullo schermo la storica rivalità addentrandosi nelle vite dei due protagonisti. Le sequenze in pista sono memorabili, frutto di una regia puntuale capace di suscitare nel pubblico il coinvolgimento e una sana dose di adrenalina. Ma è fuori dai circuiti che il film riesce a dare il meglio. Come dovrebbe accadere in produzioni di questo tipo, nelle quali si vuole raccontare la personalità di uno sportivo tanto attraverso le sue imprese quanto soprattutto nelle vicende personali, Rush si arricchisce di essenziali sfumature che ne elevano la narrazione e quindi l’interesse.

In pista la rivalità tra Hunt e Lauda si consolida, ma è fuori dai circuiti che i loro maggiori contrasti emergono con più forza. Senza questo tratto narrativo, fondamentale nella drammaturgia della storia, il film sacrificherebbe il necessario coinvolgimento e quindi porterebbe sullo schermo una gara in pista priva di interesse, laddove le parti coinvolte non avrebbero alcun tipo di attrattiva.

Giocando narrativamente su due personalità di questo tipo, in qualche modo archetipe nella loro natura, il film riesce a mostrarci quanto due approcci così differenti possano scontrarsi con una certa facilità. Questo, però, conduce il racconto verso una realtà più profonda, ossia quella nella quale viene alimentato, corsa dopo corsa, un determinato sentimento di stima reciproca e di rispetto. Uomini sotto al casco, ancor prima dei piloti-leggende che hanno segnato questo sport.

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