I giovani di oggi hanno pochi sogni, tra una guerra possibile e l’ecocatastrofe annunciata, la loro colonna sonora è la noia di una cantilena rap.
(da Italia Oggi)
I cosiddetti boomers, cioè i nati negli anni del dopoguerra, hanno vissuto una realtà probabilmente più
faticosa di quella che vivono i ragazzi di oggi. L’Italia era appena uscita dalla seconda guerra mondiale e la gente era abituata a fare sacrifici, non aveva molte pretese.
La maggior parte delle case, d’inverno, si riscaldavano ancora con la legna o il carbone; l’aria condizionata non si sapeva nemmeno cosa fosse. Però tutti si aspettavano un futuro migliore e l’energia vitale che si respirava nelle città e nei paesi era molto forte.
L’ottimismo si nutriva di imprese come quelle degli americani che erano arrivati sulla luna, o delle
vacanze estive che stavano diventando un fenomeno di massa. I problemi non mancavano, ma li si
affrontava senza fare troppi drammi. Le canzoni di quegli anni sono uno specchio di un modo più semplice e più genuino.
I giovani italiani nati nel nuovo millennio si stanno invece affacciando alla vita sull’orlo di una guerra, che potrebbe trasformarsi in un olocausto nucleare, come quella faccia da schiaffi di Medvedev minaccia quasi tutti i giorni.
E non c’è solo quello. I mezzi di comunicazione di massa sembrano ossessionati dall’esigenza
di inculcare nella testa delle persone l’idea apocalittica del riscaldamento globale, che scioglierà tutti i
ghiacciai e ridurrà a deserto gran parte della terra.
L’ecoansia, in forma più o meno grave, condiziona ormai moltissimi ragazzi. E pochi sono i giovani che osano sperare che, un giorno, qualcuno pagherà le loro pensioni, come loro stanno facendo oggi per i loro nonni. Il loro futuro sembra popolato da incubi e povero di certezze.
Poi c’è la cosa più importante, l’amore. Ai nostri tempi era qualcosa di sognato o vissuto in modo platonico. Oggi, ragazzi e ragazze trovano su youporn o sui social la loro grammatica sentimentale e
sperimentano ogni giorno relazioni che si consumano più velocemente di un paio di calzini.
Ma quel che è peggio è la mancanza di senso. Quando, nel secolo scorso, moriva il nonno, ai nipoti
veniva spontaneo immaginare che un giorno, in paradiso, l’avrebbero rincontrato. Oggi no. Per una
generazione sazia e disperata, la vita non è che un pugno di polvere gettato in universo freddo e senza
alcun significato. E la sua colonna sonora è la noia di una cantilena rap.
(da Italia Oggi)