63 anni di Israele, Berlusconi: 'Il suo destino è la pace con la Palestina'

ROMA – Il destino di Israele ''unica vera democrazia del Medio Oriente'' e' la pace con la Palestina. E' un'affermazione pronunciata con convinzione quella del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ospite d'onore, oggi a Villa Miani, dell'ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir alla festa per il 63/mo 'compleanno' dello Stato ebraico. Tampinato dai cronisti tra i saloni della sontuosa villa da cui si gode una delle piu' belle viste della capitale, Berlusconi guarda al futuro di Israele, da decenni alla ricerca di un negoziato che regga, e si dice convinto che il premier israeliano Benyamin Netanyahu ''fara' la cosa giusta''. Non si e' ancora asciugato l'inchiostro con cui Hamas e Fatah, le fazioni rivali palestinesi, hanno firmato la loro riconciliazione e, sia pur in attesa di sviluppi dal terreno, Berlusconi e' certo che ''non ci potra' essere una possibilita' di negoziato tra lo Stato di Israele e la Palestina se non si arrivera' a delle affermazioni precise circa il riconoscimento e la sicurezza dello Stato ebraico''. Allo stesso tempo, il Cavaliere rigetta con fermezza ogni ipotesi di ''riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese''. Dal palco – dove si trovano a fianco dell'ambasciatore, Berlusconi, l'inseparabile Gianni Letta, i presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani ed il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno – risuonano solo parole di grande amicizia e sintonia. E di un affetto particolare che lega Italia ed Israele, come ha voluto sottolineare il diplomatico israeliano (a fine anno scade il suo mandato a Roma) indirizzando un ringraziamento speciale all' ''amico'' Berlusconi e al sottosegretario Letta per la sua ''disponibilita''' a ''risolvere i piccoli e grandi problemi per il bene delle relazioni tra i due Paesi''. Ma l'ambasciatore non dimentica il ''grande presidente Giorgio Napolitano'' che – a ragione – ha ravvisato l'ispirazione del movimento sionista nel pensiero di un altro grande italiano come Giuseppe Mazzini''. Sara' stato il clima idilliaco che aleggiava sulla festa, o forse solo un caso, ma dopo essersi inizialmente quasi ignorati ad un certo punto c'e' scappata pure una stretta di mano tra il premier e il presidente della Camera accompagnato dalla consorte, Elisabetta Tulliani. E' stato Berlusconi, dopo qualche attimo di esitazione e imbarazzo tra i due, ad avvicinarsi a Fini con la mano tesa. In un tripudio di bandierine, spillette e coccarde di fiori avvolte in nastri blu e bianchi, i colori di Israele, i festeggiamenti – oltre a politici ed esponenti del mondo della cultura c'era l'intera comunita' ebraica romana e nazionale – si sono protratti nei giardini della villa anche dopo l'uscita di scena del premier. L'imponente servizio di sicurezza predisposto dall'ambasciata ha potuto trarre un respiro di sollievo vista la baraonda mediatica suscitata dall'illustre ospite, con tanto di bicchieri rotti e tavoli capovolti frutto dell'inseguimento dei cronisti.

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