A Cannes vincono 'i buoni'

CANNES 23 MAG Dopo tanti anni di – CANNES, 23 MAG – Dopo tanti anni di film brutti, sporchi e cattivi, spesso festeggiati dai premi maggiori e dalle lodi dei critici proprio per la loro cruda visione del mondo senza sconti per la cattiveria umana, questo 64/o festival di Cannes sara' ricordato perche' segna una svolta in favore dei buoni. Si sa che la bonta' e i sentimenti piu' nobili non sono mai stati particolarmente attraenti sul piano narrativo e che in genere sono il tormento, la colpa, il disincanto a trionfare, cosi come e' facile dire che i 'duri' e i 'cattivi soggetti' restano nella memoria molto piu degli eroi; a meno che questi non abbiano qualche tratto gaglioffo da Clark Gable a Sean Connery, passando per Humphrey Bogart. Ma questa volta l'inversione di tendenza si e' invece concretata quasi come se il mondo della creazione, a ogni latitudine, volesse mandare un segnale di speranza e di fiducia nell'essere umano. A guidare questa tendenza, tanto inattesa quanto rivoluzionaria in un mondo che conosce ancora i morsi della crisi economica, delle migrazioni disperate, della guerra e della violenza, e' certamente Aki Kaurismaki il cui 'Le Havre' e' un inno alla dolcezza, tanto piu' credibile in quanto non ignora la durezza del vivere ma offre a ogni personaggio il diritto alla dignita' e al riscatto nel nome della generosita'. E per questo verra' ricordato anche oltre la serata di premiazione che lo ha visto invece ignorato. Ma a ben guardare anche il severo Terrence Malick si offre alla speranza, con una dichiarata scelta di trascendente nel momento in cui, al termine di 'Tree of Life', permette alla Grazia di prevalere sulla Natura, alla gentilezza di avere la meglio sulla brutalita'. E' aperto alla speranza, pur nella scelta rigorosa e poco compiacente che li caratterizza, anche lo sguardo dei fratelli Dardenne che ne 'Il ragazzo con la bicicletta' scommettono su una vita diversa per il loro rabbioso e sofferto piccolo protagonista, Thomas Doret. E che dire del bacio pieno di calore che suggella, con la bonomia ingenua del cinema dei tempi andati, il finale di 'L'artista' al ritmo di un tip tap degno di Gene Kelly e diretto tributario di quell'inno alla felicita' che e' diventato 'Cantando sotto la pioggia'? A guardar bene nella lista dei film in concorso quest'anno, la linea della svolta trova inattesi sostenitori in una squadra in cui si vorrebbero arruolare anche le smarrite pecorelle di 'Habemus Papam' (forse mai Nanni Moretti aveva firmato un'opera cosi lieve e tenera, pur nella gravita' del tema) e gli agenti di 'Polisse' cui la vitalissima Maiwenn ha dato umanita', indignazione, desiderio di combattere a fianco dei piu' deboli (i bambini) contro la crudelta' del mondo adulto. La squadra dei 'cattivi' e' certamente guidata dal ragazzo killer di 'We need to talk about Kevin' dell'inglese Lynne Ramsay e dal pedofilo austriaco di 'Michael'. Ne' si puo' dimenticare l'ambiguo stuntman Ryan Gosling di 'Drive'. Vi possono essere arruolati anche tormentati eroi come il procuratore turco di 'C'era una volta in Anatolia' di Nuri Birge Ceylan e gli spietati samurai che accompagnano al hara kiri rituale l'eroe perdente (e vendicatore) di Takashi Miike. Infine, come sempre, ci sono film che e' difficile etichettare in queste due squadre, che non stanno tra i 'buonisti' e nemmeno tra i 'dolorosi'. Perfetto portabandiera di questo cinema che si sforza di rappresentare il mondo senza dare patenti ai suoi eroi e' certamente questa volta l'abitualmente crudele Lars von Trier, che accompagna i suoi personaggi nella cupa depressione di 'Melancholia' ma come dimenticare Sean Penn, splendido protagonista del road movie esistenziale messo in scena da Paolo Sorrentino con 'This must be the place'?. L'interesse per la ritrovata bonomia del cinema (con annessa speranza) verso il genere umano sta comunque nel numero di film sorridenti, o almeno umani e romantici, che si ritrovano un po' in tutte le sezioni del festival e perfino nelle tendenze del mercato dove tornano a primeggiare commedie e storie d'amore. ''Mai come questa volta – ha notato la giurata Linn Ullmann – ho visto tanti film tutti insieme sui bambini, i rapporti tra adulti e ragazzi, la dolcezza e la difficolta' di essere figli o genitori''. Che sia di nuovo il tempo in cui il mondo sara' salvato dai ragazzini? .

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