A Foligno tutti contro la chiesa-cubo di Fuksas voluta dai vescovi

Agli abitanti di Foligno la nuova chiesa progettata da Massimiliano Fuksas proprio non va giù. Il gigantesco cubo di calcestruzzo armato si erge, con i suoi 26 metri d’altezza, maestoso e ingombrante nel cuore dell’Umbria. A nulla sono valse le rassicurazioni dei vescovi, committenti dell’opera, e le sofisticate descrizioni delle riviste specializzate. Quella “scatola di scarpe” – come ironicamente viene definito – ricorda troppo i capannoni costruiti dopo il terremoto. Tempi bui e da cancellare quindi, più che un «monolite criptico chiuso all’intorno, quasi inaccessibile, astratto».

L’archistar Fuksas, che si è recentemente convertito al cattolicesimo folgorato dalla figura di Papa Ratzinger, ha sempre difeso la sua creazione richiamandosi a una concezione verticale della chiesa, in linea con la liturgia della messa secondo il rito tridentino.

Per i fedeli e gli architetti umbri, però, il “dado” rompe un equilibrio architettonico secolare, sfida le più ovvie leggi dell’estetica. E per i più maligni, più che una celebrazione  della cristianità, sembra un monumento alla Kaaba, la “pietra nera” custodita alla Mecca e simbolo per eccellenza dell’Islam.

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