Aborto: le donne del nord Italia emigrano in Svizzera per ottenere la Ru486

A più di trent’anni dalla legge sull’aborto le donne italiane tornano a recarsi all’estero per interrompere una gravidanza indesiderata. Lo fanno per ricorrere alla pillola Ru486, ancora vietata in Italia, e che consente di abortire senza sottoporsi ad un intervento chirurgico.

Le notizie che giungono dalla Svizzera parlano chiaro: se nel 2003 sono andate nel Canton Ticino per abortire 78 italiane, nel 2008 il numero è arrivato a 222, il 33% di tutti gli aborti registrati nel cantone. Interrompere la gravidanza a Lugano costa in media 500 euro, serve solo un documento d’identità e il gruppo sanguigno. La visita dal medico privato dura 40 minuti e la pratica contraccettiva non comporta rischi particolari.

Il fenomeno del “turismo abortivo” si estende anche alla Francia ed altri paesi del Nord. Interessa soprattutto le donne di Lombardia, Piemonte e Liguria.

In Italia la pillola Ru486 fu sperimentata nel 2007 a Torino ma venne bloccata d’allora ministro della Salute Storace. Successivamente l’Unione Europea ha fatto valere la procedura del mutuo riconoscimento e la ditta produttrice, la Exelgyn, ha presentato la richiesta per vendere a tutti gli ospedali italiani la Ru486, unici luoghi dove per la legge 194 si può interrompere una gravidanza. La richiesta per ora è bloccata alla Commissione prezzi dell’Agenzia italiana del farmaco. La senatrice radicale Donatella Poretti sospetta pratiche dilatorie per non rendere disponibile la pillola.

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