Abruzzo post terremoto/ Rossella Graziani, economista e “cittadina dell’Aquila”, esamina il disegno di legge sulla ricostruzione

Pubblicato il 23 Giugno 2009 - 19:09 OLTRE 6 MESI FA

E’ giunto alla Camera, dopo essere stato approvato dal Senato (con l’astensione dell’opposizione), il disegno di legge 1534, di conversione del D.L. n. 39, sulla ricostruzione in Abruzzo dopo l’evento sismico. A sentire il Tg 1 delle 20:00, che annunciava la prossima ricostruzione anche nelle parti della città in cui non ancora si entra, parrebbe che ciò sia l’esito dei miracolosi effetti del testo di legge sulla ricostruzione. Una cosa certamente non può negarsi, che siamo di fronte ad UN PEZZO DI GRANDE ILLUSIONISMO.: una ricostruzione virtuale che nasce da un finanziamento virtuale. Mentre scorrevo gli articoli del Disegno di legge, mi veniva in mente una storia spesso sentita da mio zio. Egli mi raccontava che quando chiedeva soldi al padre, capitava che questi annuisse e prendesse a mimare il gesto di chi dà del denaro, contandolo. Al figlio, piuttosto stupito, non mancava di chiedere: “ti bastano?”. Allo stesso modo il governo dice, indicando soldi che non ci sono, “i fondi sono questi, non vi bastano? Ve ne daremo altri”, proprio come faceva il mio povero nonno.Di seguito indicherò i motivi per i quali ritengo che questa legge, con stratagemmi finanziari e verbali da “ricostruzione creativa”, ci negherà una ricostruzione reale.

partiamo dall’art. 1 in cui è scritto che tutti i provvedimenti relativi
alla ricostruzione, con specifico riferimento ai finanziamenti, riguardano solo le persone fisiche ivi residenti, le imprese operanti e gli enti aventi sede nei territori del cosiddetto cratere sismico alla data del 6 aprile 2009. Dunque se sono residente in uno dei comuni del cratere ma ho un bene immobile (seconda casa o immobile destinato ad uso non abitativo) in altro comune del cratere, non ho diritto, per tale immobile, ad alcunché. O non è così? La legge non chiarisce.

Meno che mai si ha diritto ad alcunché (neppure alle 10 mila euro per
i danni di lieve entità di cui al comma 11 bis) se si possiede una casa nella zona terremotata ma si risiede altrove. Questo significa che molti borghi resteranno distrutti per i prossimi decenni. Prendiamo l’esempio di Rocca Di Mezzo, che conta normalmente poche centinaia di abitanti ma che d’estate o nel periodo natalizio può arrivare ad ospitare ventimila persone, molte delle quali posseggono un’antica casa ristrutturata: esse sono o rocchigiani che si sono trasferiti in altre città o persone (spesso appartenenti alla classe media romana) che hanno acquistato un piccolo immobile. Negare loro ogni finanziamento significa condannare quel comune, ed altri comuni turistici dell’aquilano, alla decadenza e all’abbandono.

Credo che il risarcimento dei danni prodotti dal sisma in comuni al
di fuori del cratere, siano ammessi solo per quei soggetti che risiedevano in tali immobili.

Il commissario ha poteri assoluti e può espropriare terreni e altri beni
immobili, ove lo ritenga necessario alla realizzazione dei piani di localizzazione dei moduli abitativi antisismici “a durevole utilizzazione”, ovvero per piazzare quelli che il popolo ormai comunemente chiama i “loculi di Bertolaso”. Il proprietario dell’immobile in questione, viene informato solo se, come normalmente accade, si reca all’albo comunale e scorge che tra i terreni espropriati c’è anche il suo. Particolare non trascurabile è che l’indennità di esproprio o di provvisoria occupazione è determinata dal Commissario delegato tenuto conto delle destinazioni urbanistiche antecedenti la data del 6 aprile 2009.

5) Al sindaco, il comma 12 bis, ha però concesso il potere di predisporre “d’intesa con il presidente della regione….la ripianificazione del territorio comunale…, la riqualificazione dell’abitato.. garantendo un’armonica ricostruzione del tessuto urbano abitativo e produttivo”. Francamente, nonostante gli sforzi, non riesco a comprendere con precisione di che cosa si tratti. Tuttavia ritengo che sia interessante proporre una lettura congiunta di questo comma, con il comma 5 bis, dell’art. 14 che, per gli immobili vincolati dalla Soprintendenza ma di proprietà privata, prevede una ricostruzione non al 100%, ma con finanziamento pubblico commisurato alla situazione economica individuale del proprietario: il cui significato, ancorché espresso in modo obliquo e indiretto, è che, perfino per i palazzi vincolati dalla Soprintendenza (che sono 320), alla spesa per la ricostruzione si provvederà, in tutto o in parte, con i soldi dei privati proprietari. Insomma, se si possiede un immobile in periferia la ricostruzione avverrà a spese dello Stato, mentre per i palazzi di pregio del centro storico, ivi compresi quelli che costituiscono un patrimonio culturale della città e dell’Italia, avverrà a spese del cittadino proprietario a seconda della sua “situazione economica”. Inaudito, oltre che incostituzionale!

6) Il comma 1, lettera a), dell’art. 3, ha finalmente introdotto il

principio tanto atteso, della concessione di contributi a fondo perduto, per la ricostruzione o riparazione di immobili adibiti ad abitazione principale, distrutti, dichiarati inagibili o danneggiati, ovvero per l’acquisto di abitazioni sostitutive dell’abitazione principale

Mi pervade tuttavia ancora una certa inquietudine quando leggo che i terremotati possono ricevere i contributi a fondo perduto anche con le modalità, su base volontaria, del credito d’imposta e, sempre su base volontaria, del mutuo a tasso agevolato. Ci si chiede a questo punto quale cittadino sano di mente possa rinunciare al contributo al fondo perduto e optare per l’autofinanziamento in una delle due forme previste. Questa previsione appare incomprensibile, a meno che il legislatore non volesse celare questa riserva mentale: che l’esiguità della copertura finanziaria della legge e la lunga e forse vana attesa del contributo possa negli anni avvenire indurre i terremotati, esasperati, ad adottare, quale estrema ratio l’autofinanziamento, al fine di abbandonare finalmente i “loculi di Bertolaso” e tornare così nella propria casa.

7) Nessuna modifica ha subito, invece, la lettera e), dello stesso

comma 1, art.3, per cui si prevede la concessione di contributi, anche con le modalità del credito di imposta, per la ricostruzione o riparazione di immobili diversi da quelli adibiti ad abitazione principale (quali ad es. le seconde case n.d.r.), nonché di immobili ad uso non abitativo distrutti o danneggiati…Bene inteso ha diritto al beneficio il proprietario che risieda nello stesso comune in cui si trova l’immobile, se ricompresso tra quelli del cratere. In questo caso la sola modalità di erogazione del contributo è dunque quella del CREDITO D’IMPOSTA. Orbene, sulla base di quanto previsto, in parte de qua, dalla relazione tecnica allegata al decreto, se le case non adibite ad abitazione principale e gli immobili ad uso non abitativo, sono andati distrutti o sono stati danneggiati, al proprietario verrà erogato un contributo pari, nel massimo, ad 80 mila euro, bene inteso quando il suo proprietario risieda nello stesso comune. Questi soldi, tuttavia, dovranno essere anticipati dal proprietario dell’immobile e recuperati, negli anni, detraendoli dal pagamento delle tasse.

La scelta esclusiva del contributo coperto dal credito di imposta, si basa sull’ipotesi che i terremotati abbiano tutti un consistente conto in banca con cui anticipare le spese per rifarsi la casa; e che tale credito trovi sempre capienza nell’imposta del beneficiario.

La relazione tecnica prevedeva, inoltre che, per gli interventi di cui alla lettera e) il credito d’imposta, possa essere ripartito in cinque quote. Il punto è che per poter accedere a questa forma di finanziamento, è necessario avere un reddito imponibile; reddito che potranno vantare solo i dipendenti pubblici, mentre molte altre categorie non saranno in condizioni per anni di produrre alcun reddito: penso agli operai restati senza lavoro, ai commercianti, ai liberi professionisti che non hanno più uno studio né una clientela, e a molte categorie artigianali. Penso infine ai pubblici dipendenti, che percepiscono 1.200 o 1.300 euro al mese, e che ben difficilmente potranno recuperare il credito di imposta in cinque quote.

Nulla è cambiato nel disegno di legge per quanto riguarda il
pagamento dell’IVA: dopo aver dichiarato la città “zona franca”, lo Stato non rinuncia a pretendere da quegli sventurati cittadini che si faranno carico della ricostruzione, il pagamento dell’IVA al 20% ( art. 3, comma 1°, lettera d).

Ritengo ragionevole e giusto che il Governo si procuri denaro vero , con una tassa di scopo che gravi sui redditi superiori a € 120.000 annui. Senza robusti stanziamenti di soldi reali, la ricostruzione de L’Aquila e degli altri centri terremotati, sarà inevitabilmente virtuale ed il gioco illusionistico creato dall’iniziale sfruttamento mediatico del sisma renderà più cocente e profonda la delusione.
Mi addolora dire che se fosse stato un privato a regolamentare un

risarcimento con tali modalità, la condotta avrebbe aleggiato la fattispecie della truffa, con i connessi artifizi o raggiri, posti in essere per indurre taluno in errore ecc.. E quel che è più triste è che potremmo cancellare dal primo all’ultimo articolo di questo disegno dei legge e sostituirlo con un unico articolo:

-Art 1- Tutti i cittadini residenti o stabilmente dimoranti nei comuni del

cratere , dovranno provvedere da sé alla ricostruzione delle proprie case distrutte e delle proprie attività cancellate.

Nel frattempo, coloro che siano stati buttati fuori dagli alberghi o siano fuggiti dalle tendopoli, potranno sistemarsi nelle casette di legno che daremo la libertà di costruire, su siti di loro proprietà e naturalmente a loro spese. Si dispone infine, per legge, che il popolo terremotato d’Abruzzo, d’ora in avanti, sia definito negli atti ufficiali “forte, gentile e infinitamente paziente”.

Tuttavia su quest’ultima caratteristica la scrivente suggerisce di non fare molto affidamento.
Rossella Graziani, cittadina de L’Aquila, componente del comitato per la ricostruzione del centro storico: “L’Aquila, un centro storico da salvare”, attualmente ospite dei genitori, insieme alla famiglia, a Paglieta(CH)