Afghanistan/ Elezioni in cui nessuno crede, tra guerra, corruzione governativa, brogli e paura di morire per un voto

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e non solo lui, lo ha definito l’avvenimento più importante che avrà luogo quest’anno in Afghanistan. Ma tra corruzione, paura, indifferenza, combattimenti, talebani e brogli già in atto con le schede, le elezioni presidenziali previste nel Paese il 20 agosto cui si riferisce il capo della Casa Bianca rappresentano a dir poco un grosso punto interrogativo.

In buona parte del Paese, scrive il New York Times, infuria la guerra tra le forze alleate guidate dagli Stati Uniti e i talebani, che sono attivi in metà dell’Afghanistan e che vanno dicendo da tempo che la consultazione deve essere boicottata. L’ultimmo avvertimento è di pochi giorni fa: in un comunicato i ribelli hanno esortato tutti i loro combattenti e gli afghani in generale ”a fare del loro meglio per sabotare il malvagio processo elettorale in qualunque parte del Paese”, a ”intensificare gli attacchi contro le basi nemiche” e ad ”impedire con ogni mezzo agli elettori di recarsi alle urne”.

In queste condizioni, rileva il Times, ”c’è da chiedersi se le elezioni si svolgeranno affatto”.

I funzionari governativi insistono che la consultazione avrà luogo come previsto, ma ammettono al contempo che 600 seggi elettorali, ovvero il 10 per cento del totale, resteranno chiusi perchè situati in zone troppo insicure. Gli osservatori occidentali si rendono perfettamente conto che le elezioni saranno lungi dall’essere perfette, ma sperano che possano avere almeno un minimo di credibilità tale da soddisfare sia gli afghani che i controllori esteri.

D’altra parte, anche questo obiettivo sarà difficile da conseguire. Il favorito è il presidente uscente Hamid Karzai, corrotto e impopolare, di cui gli americani vorrebbero disfarsi, ma senza riuscirci. Tra 40 candidati, il suo principale avversario è Abdullah Abdullah, ma molti afghani sono convinti che a scegliere il vincitore saranno le potenze straniere manipolando i risultati. Gli osservatori occidentali e afgani temono che le elezioni possano essere talmente disoneste da indurre l’elettorato a respingerne il risultato, con gravi conseguenze.

Se nel sud del Paese – dove sono più intensi i combattimenti – i Pashtun, la principale etnia afgana e la più vicina agli obiettivi dei talebani, non potranno votare per ragioni di sicurezza, induriranno la loro opposizione al governo centrale ed alle forze straniere che lo sostengono. Stessa situazione nel nord, dove la popolazione anela ad un cambio di governo.

Le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla consultazione sono state riassunte senza remore dall’inviato speciale di Obama in Afghanistan, Richard Holbrooke, il quale durante la sua ultima visita ha detto: ”Siamo preoccupati da frodi nelle registrazioni, siamo preoccupati dall’impossibiltà degli elettori di raggiungere i seggi per ragioni di sicurezza, siamo preoccupati da brogli nello spoglio dei voti e siamo preoccupati dalla possibilità che molte donne non possano votare”.

Un ginepraio. Philippe Morillon, il generale francese in pensione che guida la missione di 120 osservatori dell’Unione Europea in Afghanistan, ha dichiarato che il suo principale obiettivo è di evitare frodi. Una cosa che viene generalmente ritenutà pressochè impossibile. Il motivo è che, contrariamente a quanto accaduto nelle precedenti elezioni di 5 anni fa, questa volta a gestire e controllare l’intera consultazione saranno gli afgani, con un ruolo minimo riservato agli osservatori della Ue.

A poco più di tre settimane dal voto, le irregolarità sono già diffuse. Secondo un osservatore della Ue che ha voluto mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza personale, oltre ai 17 milioni di tessere stampate per la registrazione elettorale ne sono in circolazione 3 milioni duplicate.

Del resto, è convinzione diffusa che la paura della guerra, la rampante corruzione governativa e nelle forze armate, l’assenza di inziative da parte di Kardai per lo sviluppo e la ricostruzione, nonostante i miliardi di dollari scialacquati dagli americani, indurranno molti afgani a disertare le urne.

Nelle precedenti elezioni il 70 per cento dell’elettorato si recò a votare, ma questa volta la percentuale è destinata ad essere notevolmente più bassa. Nel sud sconvolto dai combattimenti, le aspettative più ottimiste parlano di un 30 per cento. ”La gente non è interessata a queste elezioni”, ha dichiarato Abdul Hadi, commissario elettorale nella turbolenta provincia di Helmand, dove americani e britannici stanno cercando di sconfiggere i talebani. ”Hanno votato la volta scorsa”, ha aggiunto,  ”e non hanno visto nessun risultato concreto, e questa volta non si sentono di rischiare la vita per un voto”.

Funzionari afgani dichiarano che i risultati preliminari della consultazione si avranno nel giro di 48 ore, cui seguiranno due settimane di tempo per dar tempo alla risoluzione delle inevitabili dispute e contestazioni. Ma secondo gli esperti occidentali prima che possa essere dichiarato il vincitore occorrerà un periodo molto più lungo.

Gestione cookie