Afghanistan, il suo 8 settembre, rivela un ufficiale: “Volevamo combattere, il governo ha ordinato di arrenderci“

Anche l’Afghanistan ha avuto il suo 8 settembre. Come noi nel 1943. Per loro è il erragosto del 2021. Soldati  traditi e allo sbando. Capo dello Stato fuggito. Paese nel caos, catene di delitti, rastrellamenti, torture. La storia dunque si ripete. E sui politici  calano le responsabilità maggiori.

La vendetta talebana, immediata e facilmente prevedibile, non dà scampo. Poliziotti trucidati, politici rapiti, donne nel mirino. “Sì, la resa  dell’esercito afghano ricorda la resa italiana del ‘ 43” ammette Mohammed, 34 anni, maggiore dell’esercito di Kabul formatosi alla Accademia militare di Modena. È già in Italia grazie al ponte aereo.

E aggiunge : “I soldati volevano combattere, erano pronti a farlo. Ma il governo ci ha ordinato di arretrare davanti ai talebani”.

Morale: vent’anni di addestramento ed equipaggiamento Usa e di numerosi altri eserciti occidentali – costati ai soli Stati Uniti la bellezza di 82 miliardi di dollari – non sono serviti ai 300mila soldati afghani contro i talebani. Fallimento totale. Solo il vecchio Biden non lo ammette (ma in cuor suo lo sa benissimo).

C’è in effetti una c’era similitudine tra l’agosto afgano 2021 e il nostro settembre del 43.  Almeno per un richiamo storico. Stessa tragedia, stese speranze ( che finisse la guerra ). Stessi calcoli sbagliati (come a Kabul). I tedeschi si affrettarono a rafforzare la loro presenza nella penisola per prevenire, o punire, la ormai prevedibile defezione dell’alleato.

Il re fuggì in Puglia, in afghanistan il presidente si è rifugiato negli Emirati

Il governo Badoglio  disse “la guerra continua“  ma intanto lanciò trattative segretissime  con gli anglo-americani. Ma c’era poco da trattare. E l’annuncio radiofonico dell’armistizio di Badoglio, appunto l’8 settembre (armistizio firmato però il 3 settembre in Sicilia, a Cassabile) gettò l’Italia nel caos più completo. 

Re  e governo abbandonarono Roma rifugiandosi a Brindisi, protetti dagli alleati appena sbarcati  in Puglia. Mentre i tedeschi procedevano alla occupazione dell’Italia centro-settentrionale. Il resto è altrettanto noto. Resistenza, guerra civile, la Repubblica sociale. Mussolini liberato dai tedeschi dall’albergo-prigione di Campo Imperatore. I partigiani, le rappresaglie, la rinascita dei partiti, il Comitato di liberazione nazionale e l’epilogo che sappiamo. Poteva andarci peggio.

Come è stato difficile il nostro cammino dopo l’8 settembre, certo peggio sarà il cammino afghano con l’arrivo dei talebani. Per noi ci sono stati gli americani e il piano Marshall. Per gli afghani il tallone talebano, la sharia e forse un po’ di elemosina cinese.

La gente scappa e tutte le rotte puntano sull’Europa. Mezzo milione di profughi è già in marcia sulla rotta Kabul-Iran-Turchia-Grecia per poi approdare fra l’altro in tre regioni italiane : Sicilia, Calabria, Puglia. Quattromila afghani hanno presentato domanda per essere accolti in Italia.

Afghanistan, tutti temono l’ondata dei profughi

La Grecia ha alzato un muro di 40 km (ai confini con la Turchia) per arginare  i migranti afghani. Fanno paura la Sharia e il nuovo armamentario dei tagliagola sottratto agli USA. Cioè: duemila mezzi blindati, una quarantina di elicotteri ed aerei, visori notturni, droni militari, 600mila armi automatiche. Servirsene però non sarà semplice. Occorrono istruttori, tempo, uno specifico addestramento, manutenzione, pezzi di ricambio. Certo,  Al Qaeda e l’Isis daranno una mano. John Kirby, portavoce del Pentagono, assicura che “ siano entrambe ancora presenti in Afghanistan “.

Intanto si rafforza la Resistenza ai talebani, tre distretti sono inespugnabili come il Panjshir detto “la valle dei cinque leoni“. Negli anni ‘80 era stata la roccaforte contro i sovietici. Oggi è la “base di appoggio per chi vorrà ribellarsi agli studenti di religione“.

Il New York Times sostiene che il loro obiettivo è di “negoziare un accordo di pace con i talebani“.  Scopo: l’autonomia. Non sarà facile. Ma ci sono altre città che si ribellano. Come Jalalabad, caduta una settimana fa, già scesa in piazza con centinaia di residenti (presi a fucilate, tre morti, numerosi feriti). Come Khost, città del nordest di 16mila abitanti che non ne vuole proprio sapere di tornare indietro di vent’anni.

Guida la Resistenza il figlio del leggendario comandante Massoud, Hamad, fresco di master a Londra. Ha 32 anni e ama citare Churchill (“ lacrime e sangue“) ma anche il Roosevelt dell’America  arsenale  della democrazia“.

Dice di essere bene armato e di contare migliaia di combattenti. Ma chiede aiuto.  Da solo non va da nessuna parte. E lo sa. Una cosa è certa: persa Kabul tutto il mondo è meno sicuro.

 

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