Ahmadinejad parla all’Onu davanti a un’aula semivuota. Intanto dà segnali: non nega l’Olocausto e apre sul nucleare

Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha parlato per 35 minuti, all’assemblea generale dell’Onu, davanti  a un’aula sempre più deserta, via via che le delegazioni di paesi occidentali, tra cui l’Italia, uscivano per protesta contro le sue critiche a Israele. L’atteggiamento degli occidentali appare più di retorica, di disciplina rispetto a decisioni concordate in precedenza e di tattica negoziale  che non legato ai fatti.

Poco prima che il preidente iraniano parlasse, i ministri dei paesi che contano all’Onu, Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania and Cina, avevano concordato la linea del bastone e della carota verso l’Iran: apertura di negoziati “seri” sul nucleare o senzioni ancora più aspre: con la novità che per la prima volta Cina e Russia avevano aderito alla linea americana, nonostante la loro attitudine tollerante verso l’Iran anche per gli intensi scambi commerciali. Nel suo discorso Ahmadinejad, da buon mercante alla vigilia di una trattativa, ha evitgato qualsiasi accenno al tema nucleare.

Ahmadinejad aveva già dato delle aperture sul nucleare, affidandole ad una intervista con Lally Weymouth del settimanale Newsweek. Altro segno di apertura Ahmadinejad lo ha dato anche nel suo discorso all’Onu, dove ha rinunciato alla solita sparata sulla negazione dell’Olocausto, limitandosi a dire che Israele  è responsabile di “politiche inumane contro i palestinesi”, cosa che non è proprio così demenziale.

Numerose delegazioni occidentali hanno però preferito stare su posizioni rigide, cosa che ha un senso anche in vista dei negoziati. Così diplomatici di numerosi paesi, tra i quali gli Stati Uniti, laFrancia, la Germania, la Gran Bretagna, l’Italia e il Canada,

hanno lasciato l’aula quando Ahmadinejad ha accusato lo Stato ebraico. “politiche inumane contro i palestinesi”. La delegazione israeliana aveva deciso di boicottare in partenza il discorso del leader iraniano, ma altri diplomatici hanno voluto

manifestare in modo ancora più tangibile il loro dissenso contro la “odiosa e offensiva retorica antisemita” di Ahmadinejad, nelle parole di una nota della delegazione americana.

Ahmadinejad ha parlato così in un’aula semivuota che via via diventava sempre più vuota. Prodigo di critiche a tutto campo all’Occidente, ha detto che non è possibile che “una piccola minoranza” domini la politica, l’economia e la cultura mondiale, e ha difeso il controverso voto dello scorso giugno che lo ha riportato al potere: le elezioni in Iran sono state “gloriose e pienamente democratiche” e hanno aperto un nuovo capitolo per il suo Paese. Fuori, migliaia di persone protestavano contro i brogli che hanno portato alla elezione di Ahmadinejad.

Giacca scura, camicia bianca, niente cravatta, Ahmadinejad aveva cominciato a parlare dopo le 19 ora di New York (l’1 del mattino in Italia), in grave ritardo rispetto al programma della prima giornata di lavoro dell’Assemblea Generale per via della lunga filippica del leader libico Muammar Gheddafi, che in inizio di mattinata aveva monopolizzato il podio dell’Onu per un’ora e mezzo al posto dei 15 minuti previsti.

Anche Ahmadinejad è andato a ruota libera. Ha detto che forze straniere spargono “guerra, sangue, aggressione, terrore e intimidazione in Iraq e Afghanistan”.

Mentre Ahmadinejad parlava, i diplomatici canadesi sono stati i primi a uscire, seguiti dalle delegazioni di Stati Uniti, Francia e Germania e molte altre, tra cui quella italiana e poi ancora Nuova Zelanda, Polonia, Danimarca, Lituania, Olanda e Slovacchia.

La delegazione della Svezia, che occupa per coincidenza la poltrona di presidente di turno dell’Ue, non è uscita. La Svezia è da settimane in crisi diplomatica con Israele. Il governo israeliano rimprovera a quello di Stoccolma il fatto di non aver preso le distanze da un articolo di un quotidiano svedese – Aftonbladet – che accusava l’esercito israeliano di aver espiantato organi di palestinesi uccisi durante i raid nei Territori.

Al di là delle circostanze, la Svezia, che quando fa comodo tanti portano ad esempio di civiltà, progresso e democrazia, ha dato una lezione di comportamento ai politici italiani, sottolineando il distacco tra il Governo di un paese e i giornali, la cui libertà di manifestazione del pensiero deve essere assoluta e neppur minimamente soggetta a critiche da parte del potere politico.

Insieme con gli svedesi, sono rimaste ad ascoltare Ahmadinejad anche – tra le altre – le delegazioni di Spagna, Portogallo, Lussemburgo e Finlandia.

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