ALITALIA: BERLUSCONI, I PILOTI E LA LUFTHANSA

Il Corriere della Sera pubblica un commento di Francesco Verderami sul ruolo di Berlusconi nei tentativi di salvataggio di Alitalia. Lo riportiamo di seguito:

”Altro che mediare con la Cgil. Per uscire dalle secche dei veti incrociati e salvare così Alitalia, Berlusconi ha deciso di sparigliare puntando sui piloti e derubricando il ruolo di Veltroni e di Epifani.

È un colpo a sorpresa quello del premier, l’estremo tentativo di evitare il fallimento della compagnia di bandiera, che verrebbe preceduto dallo scioglimento della Cai, la cordata a cui aveva lavorato. Perché durante l’incontro a palazzo Chigi con Gianni Letta, Colaninno e Sabelli non hanno ceduto di un millimetro sul «piano Fenice », hanno solo ribadito l’interesse per Az, a condizione però che i sindacati accettino il progetto presentato. Diversamente alcuni soci sarebbero pronti a ufficializzare già domani l’uscita dalla cordata. Il Cavaliere resta convinto di riuscire nell’impresa, ritiene che «l’Italia debba continuare ad avere una compagnia aerea », e che «questo risultato si raggiungerà». «Ce la faremo, sono fiducioso», ha detto ai suoi ministri. Non ha spiegato in che modo, ma si è lasciato sfuggire un dettaglio: «Mi sto frenando a fare interventi pubblici, perché non vorrei che tutto ciò irrigidisse ulteriormente le posizioni».

«Interventi pubblici» Berlusconi in effetti non ne ha compiuti, incontri riservati sì. Fonti accreditate riferiscono infatti di contatti diretti con i rappresentanti dei piloti, ai quali Berlusconi avrebbe illustrato il percorso per arrivare all’intesa. Se è vero che il nodo principale è il partner industriale, il premier avrebbe sottolineato che Lufthansa è «interessata» ad un rapporto con Alitalia, «ma solo in caso di pace sociale ». Il «matrimonio» tra Cai e la compagnia tedesca, che entrerebbe come socio di minoranza, si potrebbe celebrare pertanto «dopo» un accordo tra la nuova società e i sindacati. E servirebbe tempo. Non è dato sapere se il capo del governo sia riuscito a rompere il muro dell’intransigenza, è certo che sui piloti — e da settimane — si muovono i ministri di An, da Matteoli a Ronchi, a La Russa. E ieri perfino il presidente della Camera Fini si è speso a sostegno della mediazione. È sui piloti che il governo (e non solo) punta per sbloccare la fase di stallo, e le parole di Sacconi «porremo attenzione ai problemi specifici delle alte professionalità», rappresentano un ulteriore indizio.

Per il resto è difficile stabilire se la giornata del premier sia stata infastidita di più dalla sciatica o dalla lettera che gli ha inviato Veltroni. Raccontano che il leader del Pd abbia chiamato Gianni Letta in serata per sapere se sarebbe arrivata la risposta di Berlusconi. Il sottosegretario si è speso in tal senso. «No, non insistere, non gli darò questa importanza », ha glissato il Cavaliere, che ha lasciato al suo portavoce, Bonaiuti, il compito di commentare: «Veltroni ha scoperto l’acqua calda». Peraltro era stato proprio Letta a mettere Berlusconi sull’avviso, notando la «coincidenza » delle richieste del segretario democratico con quelle giunte riservatamente la sera prima da Epifani. «È la prova provata — ha commentato il premier — che Veltroni ha usato la Cgil come uno strumento politico. Roba da irresponsabili. Ma è roba passata ».

Non si sa a cosa alludesse il Cavaliere parlando di «roba passata». Si dice che prima di recarsi a palazzo Chigi, ci sarebbe stato un colloquio tra Colaninno e Veltroni, dal quale il presidente della Cai avrebbe chiesto e ottenuto garanzie sull’appoggio politico al «Piano Fenice». Anche per questo ieri sera Berlusconi si mostrava fiducioso, mentre autorevoli esponenti del Pd ammettevano che la lettera di Veltroni serviva a cancellare l’immagine del «disfattista » e ad agevolare il rientro in gioco di Epifani. «Avevo ragione — ha chiosato Berlusconi — quando dicevo che quella era una questione tutta interna al centrosinistra».

Battuta maliziosa, che richiama alle divergenze nel Pd sulla vendita di Az a Cai. Ma al di là dell’ottimismo il premier non può per ora andare. La partita su Alitalia resta ad alto rischio, e il fallimento della compagnia segnerebbe il suo governo. E ha ragione Veltroni quando — al vertice del Pd di ieri — ha detto che «durante la trattativa con Air France Berlusconi cavalcò la tigre della Cisl e dei piloti». Però è altrettanto vero quel che ha detto subito dopo Enrico Letta, assai critico con Epifani: «Il suo errore durante il negoziato è stato gravissimo. Se Alitalia fallisse, avrebbe offerto un alibi politico al Cavaliere». Ma il Cavaliere è certo di farcela”.

Gestione cookie