ALITALIA, GOVERNO: ”NIENTE CASSA INTEGRAZIONE PER CHI NON FIRMA”

Pubblicato il 3 Novembre 2008 - 05:31 OLTRE 6 MESI FA

I dipendenti di Alitalia che singolarmente fossero chiamati ad assumere un lavoro con caratteristiche analoghe a quello precedente, anche se questo comportasse una riduzione del salario, e si rifiutassero di accettare perderebbero il diritto agli ammortizzatori sociali. Questo l’avvertimento del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, nel corso di un’audizione presso le Commissioni riunite di Camera e Senato. «Non è un ricatto o una minaccia – ha voluto sottolineare il ministro – ma si tratta di una legge voluta anche da governi espressi da coalizioni diverse dalla nostra».

COLANINNO – La precisazione di Sacconi arriva a poche ore dal messaggio inequivocabile inviato al fronte del «no» dal presidente di Cai Roberto Colaninno: piloti e hostess si arrendano perché non ci sarà nessuna nuova trattativa. La nuova Alitalia non convocherà i sindacati autonomi che hanno chiesto un nuovo incontro con i vertici della compagnia. «Non c’è nessuna convocazione: il problema è finito, chiuso» ha detto Colaninno. Commentando la presa di posizione dei sindacati autonomi, che hanno minacciato blocchi e proteste, Colaninno ha sottolineato che «quando Cai sarà ufficialmente il proprietario dei beni che abbiamo comprato da Alitalia e AirOne, quelli che saranno assunti potranno manifestare i loro interessi, quelli che non saranno assunti non potranno neanche entrare. Voglio dire, se uno non è assunto cosa viene a reclamare? Andranno a reclamare in casa degli altri?».

ASSUNZIONI PILOTI – Colaninno ha sottolineato che le assunzioni di Cai saranno aperte a tutti, compresi i piloti di altre compagnie, ad esempio della Ryanair, e ha aggiunto che la chiamata sarà individuale. Alla domanda se la chiamata sarà diretta, il numero uno della Cai ha risposto: «La chiami come vuole, sarà diretta o indiretta. Magari ci sarà qualcuno che non è di Alitalia e fa la sua domanda. Noi per esempio, potremo assumere anche i piloti di Ryanair». Anche se la compagnia low cost ha dichiarato di essere interessata proprio ai piloti Alitalia: «Appunto – ha puntualizzato Colaninno -. Vediamo chi fa le condizioni migliori».

OLTRE 12MILA ASSUNZIONI – Colaninno non ha commentato la posizione dei sindacati autonomi, che hanno minacciato blocchi e proteste: «Non faccio commenti su opinioni, convinzioni o interessi che vengono gestiti dagli altri. C’è un progetto che abbiamo sviluppato, abbiamo fatto un investimento e ci proponiamo di assumere 12.628 persone, tra personale di terra, assistenti di volo e piloti. Li assumeremo secondo i criteri che sono stati discussi e controfirmati dalle quattro organizzazioni sindacali, ovviamente mi è spiaciuto che questi contratti non abbiano trovato il consenso anche dagli altri rappresentanti dei lavoratori di Alitalia. Ciò detto, assumeremo quelli che sono interessati ad accettare di lavorare in Alitalia secondo queste condizioni».

«A NATALE SI VOLA» – Il presidente Cai ha annunciato che entro novembre la Nuova Alitalia individuerà il partner straniero e per Natale sarà pronta a decollare. «C’è da valutare quali sono gli effetti positivi delle varie combinazioni che si possono fare, devo dire che sia Air France che Lufthansa hanno delle caratteristiche estremamente interessanti. Faremo le nostre valutazioni e assieme all’assemblea e al consiglio di amministrazione decideremo penso entro novembre». Colaninno ha smentito l’esistenza di qualsiasi tipo di pressione politica sulla scelta del partner: «Non c’è stata nessuna pressione, voi non ci crederete ma non ho ricevuto alcuna raccomandazione. Ci sono indicazioni pubbliche sul partner che conoscete, ma quelle non sono pressioni». Infine, a chi gli chiedeva se la Nuova Alitalia sarà pronta a volare entro Natale, il presidente di Cai ha risposto: «Penso di sì».

MATTEOLI: «NIENTE CIG» – Sul futuro della Nuova Alitalia e sulla protesta dei sindacati autonomi è intervenuto anche il ministro dei Trasporti Altero Matteoli. «Ho qualche dubbio che i piloti che non sottoscriveranno il contratto con la Cai possano accedere alla cassa integrazione» ha detto, aggiungendo che la norma «è molto chiara», perché «se viene offerto un posto di lavoro a chi è in Cig e questi rifiuta perde il diritto al trattamento». «Credo che la Cai chiamerà i piloti e sottoporrà loro singolarmente il contratto» ha spiegato. Secondo Matteoli «nello spazio di un anno Cai può essere in condizioni di riassumere. Il commissario Fantozzi ha fatto i miracoli per andare avanti, ma ora dice che non ha più denaro. Ha aspettato altre offerte, ma Cai è l’unica arrivata e dobbiamo fare i conti con questa». Per quanto riguarda invece la bad company, Matteoli ha detto che se il prestito ponte di 300 milioni di euro dato dal precedente governo fosse giudicato aiuto di Stato dalla Ue, «Fantozzi dovrebbe restituirlo attraverso il ricavato di tutto ciò che vende». Rivolgendosi al fronte del "no", Matteoli auspica che «prevalga il buon senso. Il governo non potrà consentire scioperi». Chi che ha rifiutato l’accordo fra Cai e confederali, secondo il ministro, «racconta cose non vere, parla di macelleria sociale, di dipendenti incinte che non saranno assunte, ma Cai lo ha smentito».

DI PIETRO: «RICATTO POLITICO» – Parole che non piacciono al leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Se fossimo in uno Stato di diritto, il ministro Matteoli dovrebbe rispondere a un giudice delle sue parole quando afferma che chi non firma il contratto non avrà la cassa integrazione. In quelle parole ci sono gli estremi di un ricatto politico, con i lavoratori messi in una posizione per la quale se non si fanno tagliare un braccio tagliano loro la testa».

SCAJOLA: «PILOTI VOLERANNO» – Si mostra ottimista il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola: «Il buon risultato che Alitalia avrà permetterà alla stragrande maggioranza dei piloti italiani di poter volare e contribuire al successo della nuova società. Quei pochi che non avranno questa opportunità saranno accompagnati per trovare altre collocazioni». Il ministro si è detto convinto che il progetto della Cai andrà a buon fine: «Sono certo che Colaninno con la sua cordata, che è fatta non di imprenditori ‘mordi e fuggi’ ma di imprenditori della concretezza, riuscirà anche nel settore aereo a fornire un buon servizio e un buon prodotto».

RAGGIO: «DIRITTO A MOBILITÀ» – Il presidente dell’Enac, Vito Riggio, ha fatto un appello ai lavoratori di Alitalia perché rispettino il diritto alla mobilità dei cittadini. «Intanto voglio dare atto ai lavoratori di Alitalia perché fino ad ora in questa fase difficile hanno mantenuto la calma e hanno permesso che i voli si siano svolti con puntualità e in sicurezza – ha detto a Radio Anch’io -. Faccio però appello a questi lavoratori affinché non ledano il diritto alla mobilità perché sarebbe interruzione di pubblico servizio». Inoltre, ha ricordato Riggio, «qualora la Cai ritirasse l’offerta e non ci fosse un’offerta alternativa equivalente non avremmo più ossigeno e spazio per tenere in piedi la compagnia».

IBL: POSIZIONE DI OLIGOPOLIO – Per l’Istituto Bruno Leoni, il salvataggio di Alitalia porterà a un aumento dei costi del trasporto aereo nazionale. Lo sostengono Andrea Giuricin dell’Ibl e Ugo Arrigo, docente all’università di Milano-Bicocca, nel documento «Una ‘fenice’ da tre miliardi di euro». Secondo i due ricercatori «la struttura dei ricavi di Cai pone seri indizi in favore di rendite di posizione monopolistica nel mercato domestico italiano. Cai riuscirà ad avere introiti unitari più elevati del 36% rispetto al mercato spagnolo, che ha caratteristiche relativamente simili a quello italiano, e di circa il 32% in più rispetto alla vecchia Alitalia». La mancata liberalizzazione del trasporto aereo intercontinentale permetterà a Cai di mantenere una posizione di oligopolio. È la ragione per cui il ‘Piano Fenice’ costerà ai viaggiatori 3 miliardi di euro. Per Mingardi, «la nuova Alitalia potrà operare senza doversi confrontare con una concorrenza vera nei voli nazionali. Così i contribuenti saranno costretti a pagare la bad company, mentre i viaggiatori saranno forzati a sostenere una compagnia con una struttura dei costi chiaramente inefficiente e gonfiata».