ALITALIA: LA GRANDE PREDA

Il Messaggero pubblica un commento di Marco Conti sulla vicenda Alitalia intitolato ”Alitalia, la grande preda del governo e del sindacato”. Lo riportiamo di seguito:

La voglia che serpeggia in parte della maggioranza di regolare una volta per tutte il rapporto con il sindacato e, al contrario l’intenzione della Cgil di proporsi come unica alternativa sociale e politica all’attuale coalizione, rischiano di stravolgere i contenuti della già difficile vertenza-Alitalia.

Nella speranza che «prima o poi la ragionevolezza tornerà in tutti», come sostenuto ieri notte da Silvio Berlusconi, le opposte tifoserie si scatenano. Secondo Guglielmo Epifani «c’è un’assonanza» che lega il tavolo della trattativa su Alitalia a quello della riforma dei contratti. «Anche al tavolo con Confindustria – aggiunge il segretario della Cgil – si riducono gli spazi e la libertà di contrattazione, anche quì si cerca di mettere il coperchio alla rappresentanza democratica del mondo del lavoro».

Scrive oggi ”Il Giornale” in uno dei suoi editoriali: «Berlusconi sta facendo di tutto per trovare una soluzione ad Alitalia. Ma non perda di vista la grande preda: rivoluzionare il rapporto tra imprese e lavoratori vale cento volte il salvataggio di Alitalia». L’invito a comportarsi come fece la Thatcher con i minatori in Inghilterra è esplicito. Così come è altrettanto chiara la volontà della Cgil di conservare il ruolo di governance assunto in molte imprese e non solo in Alitalia. D’altra parte se la contrapposizione non fosse divenuta più politica che di sostanza, non si capirebbe lo stesso ruolo che il governo attribuisce alla Cgil nella vertenza-Alitalia, visto che il sindacato di Epifani conta solo 54 dei 2250 piloti della Compagnia.

Lo scontro rischia però di produrre ulteriori macerie sulla pelle dei ventimila lavoratori e dei cittadini-contribuenti che, metabolizzata la certezza di doveri accollare un miliardo e mezzo di debiti della vecchia Compagnia, vedono concreta la possibilità che crolli l’intero castello. Ora la palla è nelle mani del commissario Augusto Fantozzi che oggi ha pubblicato sul sito di Alitalia l’offerta pubblica di vendita. L’ex ministro Pierluigi Bersani è convinto che qualche grosso gruppo internazionale si farà avanti, visto che la società è stata pulita dai debiti.

E’ però anche vero che in tutte le trattative avviate e poi fallite, sia con Air France che con Cai, il problema dei debiti è stato sempre relativo e che alla fine a scoraggiare prima Spinettà e poi Colaninno è stato il comportamento sindacale o della Cisl o della Cgil. A palazzo Chigi va avanti una silente opera per tentare di riavvicinare le parti nel tentativo di evitare l’irreparabile. Ovvero il fallimento e un clamoroso insuccesso che inevitabilmente finirebbe con il ripercuotersi anche sul governo.

Il problema non è però solo quello di convincere i sindacati (Cgil e Anpac) a tornare sui propri passi, come sollecitano i ministri Sacconi e Matteoli, ma anche di tenere ferme le offerte della Cai e la stessa consistenza della cordata. E’ infatti molto probabile che siano propri alcuni degli imprenditori messi assieme da Colaninno a sollecitare la partecipazione all’impresa di una grande compagnia aerea, come Air France o Lufthansa.

Stamane il premier è tornato ad attaccare la Cgil bollandola come «irresponsabile» perchè non guarda «al bene del Paese e ai guai sociali che potrebbero derivarne». «Ora la loro ricetta produrrà disoccupazione e disastri. Ma loro vanno avanti… Che roba! Incredibile», conclude il premier. Resta ora da vedere se i continui interventi del Cavaliere contro la Cgil abbiano come scopo solo quello di spostare le percentuali dei sondaggi su altri responsabili o se veramente il governo si prepara allo ”showdown” finale e se, in questo caso, la maggioranza sarà compatta come è invece il caso di dubitare.

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