ALITALIA: SOLUZIONE ENTRO UNA SETTIMANA, IN UN MODO O NELL’ALTRO

Il Corriere della Sera pubblica un commento di Francesco Verderami sulla vicenda Alitalia intitolato ”Il premier: se falliamo non ci rialziamo piu”’. Lo riportiamo di seguito:

«Se falliamo non ci rialziamo più». Nelle parole di Berlusconi trasmesse ieri da Gianni Letta ai protagonisti politici e sindacali della partita su Alitalia, si avverte la drammaticità della situazione. E c’è un motivo se il premier potrebbe disertare l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, perché il «caso Az»—secondo fonti autorevoli—in un modo o nell’altro si dovrà risolvere entro la settimana. Non è più questione di ultimatum o di bizantinismi nella vertenza: i primi a saperlo sono i maggiorenti del Pd e la Cgil. Negli ultimi giorni il Cavaliere ha messo una distanza tra sé e i palazzi romani, e si è limitato a tenere i contatti con gli imprenditori di Cai. Raccontano di ripetuti colloqui con Colaninno e Passera, ma non è con loro che Berlusconi ha dovuto far ricorso all’arte della persuasione: sono altri i soci con cui ha insistito, con l’intento di tenere unita una cordata dove più d’uno sarebbe ormai propenso a passar la mano. Con loro il premier ha usato le stesse parole del suo sottosegretario. Dietro quel «se falliamo non ci rialziamo più», c’è l’ansia di chi teme che il crac di Alitalia porti con sé «la perdita di credibilità internazionale del Paese» e «una crisi di sistema» difficilmente superabile. È scontato che in queste ore si accavallino pensieri negativi e refoli di ottimismo. L’unica certezza è che i principali attori della trattativa hanno interesse a chiudere positivamente il negoziato, sebbene le posizioni di partenza siano causa dell’attuale stallo. Tranne i piloti, che sono la lancia del «partito del fallimento» —guidato dalle compagnie aeree straniere ingolosite dal mercato italiano — i confederali lavorano a una soluzione che consenta alla Cgil di rientrare in gioco dopo l’errore compiuto la scorsa settimana, errore che riconoscono ormai persino i democratici di provenienza Ds: «Epifani è andato in confusione». Anche nella Cgil è diffusa questa sensazione. Ma non è più il momento dello scontro, specie adesso che tra i dipendenti di Alitalia si è aperta una crepa nel «fronte del no». Così il capo della Cisl Bonanni nelle ultime ore si è morso la lingua per non ripetere quanto aveva confidato ai suoi dopo la clamorosa rottura della Cgil, accomunando Epifani a Veltroni: «La coppia dell’effimero ». La riapertura dell’asta per Az decisa dal commissario Fantozzi è servita – come spiegano nel Pd – per dare un margine di iniziativa all’opposizione e per consentire alla Cgil di rompere l’abbraccio fatale con i piloti. Ma di soluzioni alternative a Cai non c’è nemmeno l’ombra. Tutti sanno, anche i democratici, quel che Gianni Letta ha spiegato in Consiglio dei ministri, mostrando le lettere con le quali British Airways, Lufthansa e Air France dicevano «no grazie», ed erano semmai pronte a rientrare in gioco, in un secondo momento, come partner di altre cordate: appunto, Cai. Ecco perché ieri Veltroni si è rivolto a Colaninno, invitandolo ad «andare incontro alle richieste dei sindacati». Berlusconi si muove sul fronte imprenditoriale, pare anche per verificare le condizioni di un ampliamento della cordata e di una soluzione ponte in attesa di verificare la disponibilità del partner straniero. E nel frattempo continua amonitorare il fronte politico. Il pessimismo che nei giorni lasciava filtrare, era legato a una convinzione: che il leader del Pd e il segretario della Cgil stessero preparando la «campagna d’autunno contro il governo ». Persino il prudente Gianni Letta, nella ricostruzione della trattativa aveva sottolineato come Epifani alla fine si fosse mosso con un «atteggiamento politico mirato». Le prese di posizione di D’Alema, Bersani, Rutelli ed Enrico Letta, sono state un segnale che nel Pd c’è chi riteneva «insostenibile » quella linea. Il Cavaliere ancora non si fida, almeno non completamente, perciò continua ad attaccare piloti e Cgil. Tuttavia, in presenza di un «inequivocabile segnale positivo» dei sindacati, sarebbe pronto a uscire allo scoperto, appellandosi al «senso di responsabilità nazionale» per sbloccare la vertenza. Il problema sta lì: a chi tocca la prima mossa?

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