ALLARME FMI: ”TERREMOTO SENZA PRECEDENTI, COSTERA’ $ 1.400 MLD”, UE, NO AL FONDO ANTICRISI

Sui mercati è in atto un «terremoto senza precedenti» che costerà 1.400 miliardi di dollari, «una cifra significativamente più alta di quella stimata in aprile». Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale nel Global Financial Stability Report, sottolineando che alla fine di settembre le svalutazioni hanno raggiunto quota 760 miliardi di dollari, di cui 580 miliardi a carico di banche.
 
Secondo il Fondo finora sono emerse soltanto il 55% delle perdite potenziali conosciute: se il «terremoto dovesse peggiorare le svalutazioni potrebbero aumentare di altri 80 miliardi».

STIME – Secondo le stime del Fmi, gli intermediari finanziari non bancari hanno accumulato finora perdite pari ad almeno a 180 miliardi di dollari, mentre le assicurazioni hanno visto andare in fumo circa 100 miliardi di dollari. Altri 60 miliardi di dollari sono stati persi da hedge funds e altri operatori di mercato. Le società pubbliche hanno proceduto a svalutazioni per 15 miliardi ma alla fine della tempesta il loro «rosso» non sarà inferiore a 115 miliardi di dollari. «Le istituzioni finanziarie hanno raccolto capitali per mettere in ordine i propri bilanci e questi sforzi sono stati inizialmente di successo», constata il Fondo, osservando comunque come ora le prospettive per ulteriori aumenti sono più limitate e più costose, a conferma della debole fiducia nelle istituzioni stesse».

SERVE INTERVENTO COORDINATO – «Con i mercati mondiali alle prese con crescenti turbolenze, misure politiche internazionali organiche e decisive saranno richieste per il ripristino della fiducia nei sistemi finanziari. Non fare questo potrebbe tradursi in un periodo in cui il processo di deleverage diventi sempre più disordinato e costoso per l’economia reale» spiega l’Fmi, precisando che il Fondo continuerà a «cooperare con il Financial Stability Forum, a monitorare i progressi, ad assistere i paesi membri attraverso la sorveglianza bilaterale e l’assistenza tecnica affinchè i loro sistemi finanziari siano più forti e resistenti ai rischi del settore finanziario.

RISCHIO CRISI PER L’ECONOMIA REALE – «Le tensioni che affliggono il sistema finanziario globale dovrebbero tradursi in un ulteriorie rallentamento della crescita mondiale e in un freno alla ripresa» aggiunge l’Fmi, sottolineando come «il rischio di un’ancora più severa reazione fra sistema finanziario ed economia rappresenta una seria minaccia».

ECOFIN – Intanto i 27 ministri finanziari dell’Ue hanno raggiunto un accordo per innalzare da 20 mila ad almeno 50 mila euro la soglia minima di garanzia dei depositi bancari in caso di fallimento di istituti di credito europei. In molti Paesi, però, la soglia prevista sarà di 100 mila euro.

L’INTESA – «L’accordo Ue sulla garanzia sui depositi bancari a quota 50mila euro è di tipo politico – ha spiegato il ministro dell’economia spagnolo, Pedro Solbes – la maggioranza dei Paesi si è espressa e dovrebbe applicare quota 100mila euro». I ministri delle Finanze dei 27 stati dell’Unione europea – ha riferito il sottosegretario di Stato tedesco alle Finanze, Joerg Asmussen – si sono impegnati ad assicurare sostegno a tutti i maggiori gruppi finanziari in caso di difficoltà, onde evitare la possibilità di una crisi generalizzata del sistema». Il ministro dell’Economia francese, Christine Lagarde, ha aggiunto che i Paesi Ue sono «pronti ad adottare tutte le misure necessarie per assicurare questo obiettivo».

TREMONTI – L’idea (bocciata) del fondo europeo per il salvataggio del sistema bancario sarebbe stata «capace di esprimere un messaggio politico adeguato». E’ questo il punto di vista del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che nel corso della conferenza stampa al termine della riunione dell’Ecofin, in cui l’ipotesi di un fondo si è arenata contro il no della Germania, ha descritto così l’accordo raggiunto: «Ieri le operazioni fatte sulle banche erano tutte considerate aiuti di Stato vietate, ma è stata cambiata l’applicazione degli articoli 87, 88 e 89 del Trattato di Roma. Ora – ha aggiunto – occorre sempre passare dalla Commissione per la valutazione della misura, ma la valutazione non è più in termini di violazione delle regole, bensì di rispetto della regola. La Commissione metterà a punto un manuale per definire che cosa ritiene ex ante giusto. Non c’è lo schema uguale per tutti, ma c’è l’autorizzazione a tutti«. Per Tremonti, tuttavia, il fondo che «non era una cassa comune», sarebbe stata una proposta «più forte e coerente». «Non esistono soluzioni nazionali» alla attuale crisi dei mercati. «Il sistema o è sistema o non regge» ha spiegato Tremonti. «Il problema delle banche è quello di salvare il sistema delle banche», ha spiegato Tremonti, aggiungendo che l’Ue vuole «cercare di conservare il sistema di regole comuni tanto per gli Stati quanto per i mercati». Tuttavia «le regole comuni sul bilancio pubblico ci sono e vengono confermate e noi ci riconosciamo in queste regole. E’ fondamentale – ha aggiunto – una regola comune, che è l’opposto di un sistema basato sulla asimmetria e sulle regole nazionali in competizione. Consideriamo negativa la competizione sulle regole di salvataggio. Se uno con la scusa di salvare il proprio sistema introduce un prodotto bancario o assicurativo è negativo».

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