«Stupida bugiarda». L’avrebbero chiamata così, più di una volta, durante gli interrogatori in questura la notte tra il 5 e il 6 novembre del 2007. Amanda Knox, sentita oggi davanti alla Corte d’Assise di Perugia, confessa di avere subito pressioni che l’hanno portata a «immaginare tante cose».
La giovane di Seattle giustifica in questo modo le accuse a Patrick Lumumba, rispondendo alle domande del legale che rappresenta il musicista come parte civile. «Tutto quello che ho detto, ha spiegato, mi è stato suggerito dal pubblico ministero. Loro (la polizia – ndr) suggerivano la via».
I pm presenti in aula non hanno voluto finora commentare le dichiarazioni di Amanda. I magistrati stanno valutando la possibilità di chiedere la trasmissione del verbale di udienza per valutare eventuali reati.