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La ricostruzione degli anni di piombo attraverso film, fiction, rappresentazioni e servizi televisivi rischia di dare un’idea distorta del fenomeno del terrorismo. Anzi, secondo Carlo Callieri, ex capo del personale della Fiat, è «inaccettabile », «vergognoso», «pericoloso » che ex terroristi siano «diventati maestri di vita».
A suo giudizio, sarebbe più sensato dare spazio ai parenti delle vittime, piuttosto che a «delinquenti, assassini o complici di assassini». Callieri salva però due trasmissioni giornalistiche: “La Storia Siamo Noi”, programma Rai condotto da Giovanni Minoli, e la ricostruzione dell’omicidio di Walter Tobagi, realizzata da Antonello Piroso su La7.
Sulla stessa lunghezza d’onda il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, che ha criticato la scelta di far interpretare a Riccardo Scamarcio il ruolo di Sergio Segio in un film sugli anni di piombo. «Il rischio – spiega il magistrato – è quello di mitizzare un personaggio, facendolo interpretare a un idolo delle ragazzine».
D’accordo con le parole di Callieri anche Sabina Rossa e Andrea Casalegno, figli di due vittime delle Brigate Rosse. La figlia dell’ex sindacalista ucciso a Genova vorrebbe che gli ex brigatisti «non si esibiscano senza un contraddittorio ». Il figlio del giornalista de La Stampa ringrazia Mario Calabresi: grazie al suo libro, spiega, «finalmente la parola è tornata ai figli delle vittime».