Suzanne Somers, un’ex attrice americana riciclatasi come esperta di moderni elisir dell’eterna giovinezza è la testimonial di maggiore successo delle più fantastiche cure per rimanere giovani. Autrice di ben tre libri sull’argomento, Somers promette nei suoi best-seller un allungamento delle aspettative di vita associato a un ottimo stato di salute, che lascia perplessi i critici ma fa sognare migliaia di donne over…
Nella sua ultima fatica, Somers descrive se stessa nel 2041, all’età di 94 anni: «Ogni mattina, la mia giornata comincerà con uno splendido rapporto sessuale con mio marito Alan, che avrà 105 anni». Siamo all’opposto di quel che cantava una canzone risorgimentale, la bella Gigugin, che “a quindici anni faceva l’amore…daghela avanti un passo…”: ora dovremo cantare: “A novant’anni faceva l’amore, daghela…”
Come testimonial Suzanne non è male. A 63 anni suonati, è indubbiamente una gran bella donna, ma nessuno potrà mai dire se questo dipende dalle costosissime creme e pozioni che lei propaganda o semplicemente da una particolare benevolenza di madre natura nei suoi confronti.
Non ci resta che aspettarla, nel 2041, alla prova dei fatti. Come si usa dire, chi vivrà vedrà.
Intanto però Suzanne Somers ha svegliato lo spirito critico di una divulgatrice scientifica, Arlene Weintraub, che ha messo sotto esame il business dell’eterna giovinezza, un giro d’affari da 88 miliardi di dollari, cresciuta nell’ultimo decennio alimentando sogni e speranze, soprattutto femminili. Si tratta di un’industria che non conosce crisi e accumula profitti promettendo anni di vita in più e una salute di ferro anche agli ultracentenari.
Uno scenario a prima vista allettante, che secondo il libro “Selling the fountain of youth” della divulgatrice scientifica Arlene Weintraub nasconde, però, moltissime ombre.
Se le terapie ormonali, gli integratori vitaminici e l’uso del Botox sono ormai estremamente diffusi, non esistono sufficienti prove scientifiche che ne dimostrino non solo l’efficacia, ma anche la sicurezza, sostiene Weintraub.
Alcune donne sottoposte a una popolare terapia ormonale (Wiley Protocol) si sono lamentate per l’improvvisa ricomparsa del loro ciclo mestruale, molto più abbondante del normale, associata alla perdita dei capelli.
Del resto, è risultato che l’inventrice del Wiley Protocol, la californiana Susie Wiley, non avesse alcuna qualifica medica o scientifica.
La stessa American Academy of Anti-Ageing Medicine (A4M), che ogni anno attira con i suoi meeting migliaia di imprenditori, medici e chimici, è molto criticata negli Stati Uniti non solo per i suoi scopi, ritenuti per lo più economici, ma anche per aver convinto milioni di persone che l’invecchiamento sia una sorta di “malattia curabile”.
Anche per questo, in America si sono diffusi negli ultimi anni numerosissimi “Centri di ringiovanimento”, che propongono cure avveniristiche, ma di dubbia efficacia, contro l’avanzare dell’età.
Secondo Weintraub, il boom dell’industria dell’eterna giovinezza si è verificato quando si è scoperto che gli ormoni della crescita, usati per trattare alcune patologie infantili, sugli adulti avevano effetti “ringiovanenti”.
Il business da allora si è ampliato, includendo anche il Botox (derivato dalla tossina botulinica), che in origine doveva servire a trattare alcuni disordini muscolari. Gli specialisti delle cure anti-invecchiamento spesso prescrivono però anche estrogeni e testosterone.
Per queste terapie, la regolamentazione governativa negli Stati Uniti è molto più blanda rispetto a quella prevista per tutti gli altri farmaci, che prima di entrare in commercio devono superare numerosissimi test per avere l’approvazione federale.
La popolarità dei prodotti anti-invecchiamento è legata anche alla loro promozione da parte di star dello spettacolo durante seguitissimi programmi tv come lo show di Oprah Winfrey o The View di Barbara Walters.
La loro testimonial di maggior successo è Suzanne Somers. Appunto.