Antitrust/ Catricalà: scoraggiare lo stillicidio del Parlamento che smonta le riforme. Avanti con le liberalizzazioni. Bisogna dire “no” al protezionismo

Scoraggiare lo “stillicidio” di iniziative parlamentari che rischia di smontare le riforme, di frenare le liberalizzazioni e di innescare un’ondata di “restaurazione”. È il messaggio lanciato dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, nella sua relazione annuale, a quanto si apprende dall’Agi.

«In Parlamento – ha sottolineato Catricalà – va scoraggiato lo stillicidio di iniziative volte a restaurare gli equilibri del passato, a detrimento dei consumatori». Per il presidente dell’Antitrust, «la modernizzazione del quadro giuridico in senso pro-concorrenziale è un processo graduale che richiede perseveranza nel contrastare i rischi di una fenice corporativa alimentata dai gruppi tutori degli interessi di categoria. Il problema riguarda sia la legislazione statale che quella regionale».

«Andare avanti con le liberalizzazioni e dire no alle tentazioni protezionistiche». Questo l’altro monito lanciato dal presidente dell’Antitrust nella relazione annuale. «Nel nostro Paese – ha sottolineato Catricalà – i vincoli di finanza pubblica, giustamente considerati dal Governo, ci mettono di fronte a una scelta obbligata e virtuosa: possiamo solo incoraggiare le liberalizzazioni e lo sviluppo di autonome iniziative imprenditoriali, favorire soluzioni forse più lente ma stabili dei problemi di crescita che in Italia hanno da tempo assunto caratteristiche strutturali».

Il presidente dell’authority ha quindi messo in guardia contro «i rischi di un ritorno al protezionismo e a politiche restrittive, forse più facili in termini di consenso, ma dannose per gli interessi della collettività. I segnali in Europa – ha osservato – non sono incoraggianti. Le minacce al mercato interno sono attentati alla prosperità del Continente, assicurata, nella parte occidentale, da oltre cinquanta anni di liberi scambi».

Pertanto secondo Catricalà «occorre rilanciare l’idea di Unione, il cui declino è iniziato con il Consiglio di giugno 2007 ed è confermato dalla scarsa partecipazione degli europei all’elezione del Parlamento».

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