Arrestato boss Pacilli, "primula rossa" del Gargano

MONTE SANT'ANGELO (FOGGIA) 13 MAG Sono arrivati al b – MONTE SANT'ANGELO (FOGGIA), 13 MAG – Sono arrivati al boss ricostruendo la sua vita, le sue amicizie e, soprattutto, seguendo i suoi fiancheggiatori. E lo hanno trovato in una masseria-bunker disabitata con mura di cinta alte tre metri che il capoclan superava con una scala, che subito dopo rimuoveva. Cosi', con un'operazione da manuale, la polizia e' riuscita ad arrestare nella notte la primula rossa Giuseppe Pacilli, di 39 anni, a capo della potente famiglia Li Bergolis, rivale del clan Romito e, assieme a questo, protagonista della sanguinosa faida del Gargano che in 30 anni ha provocato oltre 35 omicidi, diversi casi di lupara bianca e numerosi tentativi di omicidio. Il nascondiglio di Pacilli era in contrada Rozzano, alla periferia di Monte Sant'Angelo. Nella masseria-bunker l'uomo viveva da una decina di giorni, dopo aver abbandonato un precedente nascondiglio. Era solo, non aveva telefoni cellulari ma aveva una pistola calibro 9 Bernardelli, due caricatori e circa 5.000 euro in contanti che aveva appena ricevuto. Per non dare nell'occhio, il boss aveva rinunciato ad usare l'unico, pesante cancello di accesso alla masseria, che la polizia stanotte ha dovuto abbattere per entrare nel covo. Pacilli, appena ha capito quello che stava accadendo, si e' arreso agli 80 poliziotti che gli davano la caccia, utilizzando anche un elicottero. Il superlatitante foggiano e' uno dei protagonisti della cruenta faida del Gargano che negli ultimi anni e' stata caratterizzata dagli omicidi 'eccellenti' di boss dei due clan rivali: nell'aprile 2009 e' stato assassinato Franco Romito, di 45 anni; nell'ottobre successivo, sotto i colpi delle armi da fuoco, e' caduto Francesco Li Bergolis, di 66. Nello scontro armato tra i clan, Pacilli – secondo la polizia – e' stato il 'braccio operativo' del boss Franco Li Bergolis (nipote di Francesco), catturato lo scorso anno dopo una lunga latitanza. Dopo quest'arresto, Pacilli ha assunto un ruolo di leadership nel gruppo di appartenenza fino a scalare i vertici del clan. Attualmente e' ritenuto dagli investigatori ''il piu' pericoloso criminale della Puglia'' e lo stratega del clan mafioso Li Bergolis. Dalle attivita' investigative emergerebbe che egli ha continuato a gestire, in particolare, il settore delle estorsioni che incide pesantemente sul tessuto economico dell'area garganica. Su Pacilli pendono diversi provvedimenti restrittivi, tra i quali due ordini di carcerazione per condanne definitive a complessivi 13 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione. Per la sua cattura si sono complimentati con la polizia di Stato e con la magistratura barese i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Per il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, l'arresto di Pacilli e' importante perche' il boss era ''uno dei piu' pericolosi latitanti in circolazione in Italia''. Con la sua cattura – ha spiegato il Guardasigilli Angelino Alfano – ''e' stato inferto un colpo durissimo ai vertici della mafia pugliese, protagonista di una delle maggiori penetrazioni criminali a livello nazionale e internazionale''.

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