Auto elettrica, Bruxelles sta facendo il gioco della Cina? Come ci difende il Governo Meloni? Cè di più e di peggio: l’Ue vuole cambiare il nostro stile di vita.
Il progetto dei burosauri sta mettendo a punto un grande piano pedagogico. Rieducazione europea.
I regolamenti ormai spaziano in tutti gli ambiti: cibo, famiglia, festività, religione, tessera sanitaria, tutela della privacy, ambiente, battaglie di genere e culturali. Hanno messo lo zampino persino sul Progetto ERASMUS, il programma di mobilità studentesca della stessa UE tanto caro agli studenti e tirocinanti italiani, insegnanti compresi. Siamo secondi solo alla Turchia per il numero di candidature presentate. Il progetto ha uno scopo preciso: catechizzare i partecipanti per una maggiore “attitudine europea”. Ci stanno riuscendo. Con buona pace di tradizioni e radici nazionali.
ULTIMO “CONSIGLIO”: L’AUTO ELETTRICA
L’Europa insiste. Per la prima volta la tecnologia viene imposta praticamente per legge. Ma in questo modo si viola anche il principio della neutralità tecnologica. Oltretutto se l’obiettivo è ridurre le emissioni, bisogna utilizzare tutte le tecnologie possibili.
Dice Chicco Testa, presidente di Fise-Assoambiente: ”Invece non si considera che il vero problema è il traffico privato: per il 90% del tempo le auto restano ferme. Quindi, che senso ha investire tanti miliardi?”
UN PASSAGGIO INELUDIBILE?
Così pare. Il passaggio all’auto elettrica sembra proprio una questione di tempo. Ma molti governi europei frenano sull’obbligo di emissioni zero per nuovi veicoli dal 2035. E la giustificazione è semplice: siamo in ritardo sulle materie ambientali. Le nostre classi dirigenti, politiche ed economiche, non sono capaci di fare innovazione e sono legate ai vecchi interessi. Ma non si può negare, come dicono gli esperti, che le vecchie automobili “sono una specie di termosifoni su strada” perché disperdono una parte di calore ed energia. Fattori che nell’auto elettrica non si sprecano.
UNA STORIA CHE SI RIPETE
Altro tema centrale sono i minerali che servono per l’auto elettrica, specialmente per le batterie: quasi tutti questi minerali sono in mano alla Cina. Fare un’auto non è molto diverso da produrre un telefono. Ricordiamo negli anni ‘90 il mondo della telefonia era saldamente nelle mani delle gloriose aziende europee ed americane.
Sappiamo tutti come è finita: sono arrivate le prime aziende orientali (Samsung e LG), è arrivata Apple che ha creato quello che sarebbe il prodotto da copiare. In pochi anni la Cina con i suoi telefoni basati su Android, ha invaso il mercato. Concludendo: è impossibile non trovare una serie di analogie.
Da una parte c’è una industria cinese che galoppa a ritmi vertiginosi; dall’altra ci troviamo le stesse aziende che hanno contribuito all’invasione cinese degli smartphone ripetere la stessa cosa con le auto. Il destino è tracciato. O no?