Benedetto XVI in Israele/ “Sull’Olocausto discorso freddo e calcolato”, attacca l’Haaretz

«Poco più di vuote banalità». Così il quotidiano israeliano di sinistra Haaretz bolla le parole pronunciate domenica da papa Benedetto XVI allo Yad Vashem, nella sala del ricordo della Shoah. Una denuncia dell’Olocausto vista da molti come un passaggio obbligato nella visita in Terra Santa del Pontefice.

«Troppo calcolato, diplomatico e professionale», commenta il cronista dell’Haaretz Tom Segev il discorso del papa. «Che nei migliori dei casi lascerà indifferenza, non ostilità». Ciò che più ha deluso gli israeliani è stata la mancanza di sentimento e di pathos del Pontefice nel parlare della Shoah e soprattutto il non avere nominato direttamente gli assassini di quei sei milioni di ebrei, i nazisti e quel popolo tedesco di cui Benedetto XVI è originario. Il quotidiano israeliano non si è poi dimenticato di ricordare il passato di papa Ratzinger e quel periodo in cui venne arruolato nella “Gioventù hitleriana”.

«Ha inspiegabilmente detto che gli ebrei sono stato uccisi», continua Segev «come se fosse stato uno sfortunato incidente». Sembra un dettaglio insignificante, ma nella Bibbia si usa questo termine invece di “assassinati” e c’è una bella differenza di significato. Il papa avrebbe dovuto scusarsi per la condotta della Chiesa cattolica durante l’Olocausto, dicono amareggiati alcuni rabbini. La «compassione per quelle vittime» espressa domenica dal Pontefice sembra «troppo poco, troppo tardi».

Soprattutto se confrontata con l’accorato discorso del suo predecessore, Giovanni Paolo II, nove anni fa. «Ricordo i miei amici ebrei e i miei vicini», disse allora il papa polacco, parlando della sua personale esperienza. Un discorso che raggiunse il cuore della gente in modo diretto, in un viaggio dove venne accolto, ricorda il giornalista, «come una pop star». Un immagine totalmente diversa da quella del «freddo teologo» a cui Benedetto XVI viene spesso accostato. Anche in questa occasione.

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