Benzina/ Per controllare l’aumento dei prezzi ecco l’ipotesi dei listini controllati. In Italia paghiamo il 65% di tasse mentre in Europa il pieno più conveniente si fa in Spagna e Romania

benzina_aumento_dei_prezzi_listini_controllatiDopo il vertice convocato d’urgenza nella giornata di giovedì dal ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, per far fronte al continuo aumento del costo della benzina, le associazioni dei consumatori chiedono alle compagnie dei carburanti, di fermare le continue variazioni dei prezzi. Inoltre le associazioni dei consumatori hanno più volte fatto notare come il petrolio sia sceso da 147 a 66 dollari al barile ma poi il costo della benzina sia sceso solo di poco.

L’idea per controllare e tenere a freno i continui rincari della benzina la lancia l’Adiconsum ed è quella dei prezzi trimestrali, una nuova norma che porterebbe a diversi miglioramenti:  con i listini bloccati, gli automobilisti potrebbero sapere con certezza in quel momento quale sia il distributore più conveniente, in chiave inflazione, si taglierebbero i picchi favorendone un contenimento, le compagnie sarebbero inoltre incentivate ad acquisti del petrolio di lungo periodo, e soprattutto si metterebbe un freno alla doppia velocità nell’adeguamento.

L’idea sembrerebbe affascinante, ma l’Unione petrolifera ha chiuso ogni spiraglio, affermando che si tratterebbe di un ritorno al passato. Il futuro di alcune norme che controllino i prezzi della benzina appare incerto.

Vedendo i prezzi dei vari distributori si nota che è la Shell il più caro, con 1,349 euro al litro, seguito da Tamoil, 1,346, e dall’Agip, 1,340. Seguono poi Api/Ip, Total, Esso e Q8, tutti a 1,339, chiude Erg con 1,334.

Confrontando i prezzi con il resto d’Europa, relativi al 15 luglio 2009, l’Italia si mantiene nella fascia alta insieme a Francia e Germania, molto più giù la Spagna, dove la benzina non supera l’1,08 euro al litro. La Romania è il paese europeo dove la benzina costa meno, 0,906.

Inoltre, grafici alla mano, ci si rende conto che di tale prezzo, ben il 65% è composto da tasse finite anche nel dimenticatoio collettivo. Per chi se le fosse dimenticate, ecco qui l’elenco:

– 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935 (0,001 euro);
– 14 lire per la crisi di Suez del 1956 (0,007 euro);
– 10 lire per il disastro del Vajont del 1963 (0,005 euro);
– 10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966 (0,005 euro);
– 10 lire per il terremoto del Belice del 1968 (0,005 euro);
– 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976 (0,051 euro);
– 75 lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980 (0,039 euro);
– 205 lire per la missione in Libano del 1983 (0,106 euro);
– 22 lire per la missione in Bosnia del 1996 (0,011 euro);
– 0,020 euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004.

Naturalmente, oltre al 65% di tasse, il prezzo della benzina è composto anche da un 3,3% per i gestori, un 6,85 per il trasporto su gomma, 7,15% per raffinerie e trasporto ed infine 17,5% per i produttori che, osservando tutti i dati non sembrerebbero essere i principali indiziati per il rincaro dei prezzi.

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