Berlusconi, Bossi, Formigoni e Galan: le promesse alla Lega, le reazioni nel Pdl, i rischi di scissione

Non s’è mai visto un partito di governo che fa politica contro il governo stesso.

È un’anomalia tutta italiana. Non è l’unica. Ci stiamo abituando, purtroppo. E questo è un sintomo inquietante. Vuol dire che l’antipolitica è penetrata nelle nostre fibre.

Ai cittadini non frega più niente di quel che accade nella sfera pubblica. Sono comprensibilmente nauseati per tutto ciò che è riconducibile alla politica, nazionale o locale poco importa. Guardano nelle loro tasche e le vedono sempre più vuote. Intorno scorgono disfacimenti morali e istituzionali difficilmente descrivibili. Non hanno neppure voglia di sperare in una ripresa che ritengono non del tutto infondatamente impossibile. Il pessimismo italiano sta mettendo radici nel terreno ben dissodato dalla partitocrazia e dagli oligarchi.

Cosa volete che gliene importi ai nostri connazionali dell’inno, del dialetto, della bandiera, del centocinquantesimo anniversario di un’unità mai realizzata? Fanno il conto del disastri con i quali sono costretti a convivere e aspettano. Intanto la Lega gongola perché i suoi alleati del Pdl fingono di scandalizzarsi ed indignarsi ad ogni mattana che sforna. Poi, in Parlamento, sono baci, abbracci e ammiccamenti.

Partito di lotta e di governo, si sarebbe detto una volta. Formula superata. Piuttosto: partito di governo in lotta contro la coalizione che sostiene. Mi sembra un buon tema per politologi eccentrici. Pessimo per chi guida l’esecutivo e si è tagliato i ponti alle spalle dando le chiavi di Palazzo Chigi a Bossi, neppure sospettando che il leader del Carroccio ogni giorno avrebbe preteso qualcosa impossibile da dargli. Eppure finora il centrodestra non gli ha fatto mancare niente. Ronde, reato di immigrazione clandestina, federalismo fiscale, ed altre cosucce del genere. Non è finita. L’autunno è ricco di promesse che saranno onorate.

Ma chi si riconosce, sia pure a diverso titolo nel Pdl, fino a quando può sopportare la sudditanza del partito di maggioranza relativa alla Lega? E’ un interrogativo che Berlusconi probabilmente si sta ponendo da qualche tempo. Non so se i suoi colonnelli stiano facendo altrettanto. La quiete, per ora, è stata rotta da Formigoni e Galan i quali hanno scosso dal torpore il partitone del Cavaliere e qualche scompiglio lo hanno seminato. La speranza è che la partita aperta dai due governatori che Bossi vorrebbe sostituire, diventi una salutare tormenta politica poiché soltanto da un qualche scossone può derivare l’ auspicato aggiustamento di tiro di cui la coalizione che sostiene il governo ha bisogno.

Si ha forse paura delle reazioni? Non c’è altro da fare che andare a vedere le carte della Lega. Il Pdl potrebbe scoprire che si tratta di un bluff. O, al contrario, che il Carroccio voglia davvero portare fino alle estreme conseguenze la sua sfida. In questo caso altro non si potrebbe fare che regolarsi di conseguenza ed imboccare strade che al momento nessuno vuol prendere neppure in considerazione. Del resto, tertium non datur.

Se ad ogni “provocazione” si risponde con melliflue dichiarazioni o, addirittura, con aggiustamenti e estenuanti mediazioni, come vuole la Lega, è fin troppo facile che alla fine della fiera lo snaturamento del Pdl risulterà completo e lo svuotamento delle politiche di governo sarà completo. Esulteranno i “padani”? Sicuramente. Ma l’altra Italia, per di più maggioritaria, come ci resterà?

Non voglio ipotizzare scenari apocalittici, ma la previsione di uno sfaldamento del Pdl è nell’ordine delle cose se la Lega (e non solo) dovesse continuare a spadroneggiare. Non sarà un partito del Sud a mettere in crisi il quadro politico, d’accordo. Ma si può tranquillamente ritenere che almeno due o tre possibili movimenti interni al centrodestra nasceranno per reazione o disperazione. Ed allora a ballare saranno in molti.

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