Biennale Venezia: Sgarbi show fra le polemiche

ROMA5 MAG ''Ho cercato di rappres -ROMA,5 MAG- ''Ho cercato di rappresentare la fantasia al potere, aggiungendo la follia''. Dopo le polemiche, gli appelli, le invettive, le minacce di dimissioni e' il giorno dello Sgarbi Show per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Camicia aperta, il critico snocciola irrefrenabile le mille iniziative del suo progetto, cita a casaccio tra i 2mila artisti coinvolti, i luoghi, le suggestioni, persino quelle evocate dalla salama da sugo di Ferrara o dal Culatello di Parma. La platea scalpita, contesta, chiede conto dei soldi pubblici investiti nella titanica impresa. Lui, che aveva promesso di rimanere calmo, si infiamma: ''Rispondo di quello che ho fatto senza una lira. Lo Stato non ha messo un soldo, Berlusconi e' l'unico da cui ho avuto garanzie''. E pazienza se il commissario del ministero, la paziente dg Antonia Pasqua Recchia ha appena annunciato che il finanziamento e' stato aumentato a 1 milione di euro. Galan e Baratta non ci sono, dopo la bagarre delle scorse settimane, il ministero ha evidentemente scelto un low profile. Ma il direttore generale Pasqua Recchia, che del padiglione affidato a Sgarbi e' il commissario, non si fa intimorire: il progetto firmato dal critico ferrarese, puntualizza cortese, godra' proprio per la sua estensione di uno dei finanziamenti piu' ricchi di sempre (erano 250 mila prima che Galan portasse a casa il rifinanziamento del Fus) nel quale e' compreso il compenso per il curatore, anch'esso piu' sostanzioso rispetto agli anni passati. Nel 2009 Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli ebbero 20 mila euro lordi a testa, Sgarbi ne avra' 50 mila. Lui comunque non demorde, ''non ho firmato nessun contratto e non ho detto che lo firmero', quel milione e' solo stimato''. In ballo, a meno di un mese dall'apertura, c'e' ancora la questione degli spazi. Il progetto iniziale, in omaggio ai 150 anni dell'Unita' d'Italia, prevedeva che il padiglione veneziano dell'Arsenale – ingrandito a spese della Biennale e portato a circa 7-8 mila metri quadri – ospitasse in tutto 150 artisti ai quali si sarebbero aggiunti i 1000 della Biennale diffusa nelle Regioni. Strada facendo i numeri sono cresciuti. Duecentotrenta quelli che dovrebbero trovare posto nell'Arsenale, 700 se si comprendono le altre mostre collaterali ideate dal vulcanico critico. In tutta Italia 2mila. ''Sono un espansivo'', si schermisce Sgarbi. Le liste, con il nome dell'artista affiancato da quello dell'intellettuale o artista che lo ha proposto, riempiono diverse paginate, da Ettore De Conciliis presentato da Tahar Ben Jelloun a Marco Colazzo raccomandato da Dante Ferretti, da Lello Esposito piaciuto a Ferzan Ozpetek a Loris Nelson Ricci proposto da Gianni Letta o Francesca Leone voluta da Ennio Morricone. Anche Bondi (l'unico ministro ringraziato da Sgarbi) sosterra' una candidatura, che sara' quella di Cordelia Von Den Steinen, la moglie di Piero Cascella. Una valanga, almeno 230 solo per l'Arsenale secondo i conti di Sgarbi. Che per sostenere l'inevitabile affastellamento e trovare posto a chi il posto non ce lo avra' , sta pensando con l'architetta Benedetta Tagliabue ad un allestimento in tema di stretta attualita', con grandi gommoni che sullo specchio d'acqua dell'Arsenale ospiteranno le opere clandestine. ''Tanti nomi che non avete mai sentito ma non solo – sottolinea offeso dalle contestazioni della stampa – ci saranno anche Kounellis e Vanessa Beecroft e Carla Accardi, segnalata dal sismologo Boschi''. Altre idee rischiano di saltare, avverte. Come l'omaggio ai tre grandi vecchi Ilario Fioravanti, Federico Bonaldi e Luigi Caccia Dominioni. Per mancanza di spazi e fondi. ''Per i miracoli abbiamo cercato di attrezzarci'', sorride il dg Pasqua Recchia, che tiene a sottolineare come questa Biennale si deva ''alla determinazione politica di Galan'' , si stanno cercando soluzioni a Palazzo Grimani, Palazzo Marcello, Ca'D'Oro. Per i soldi non sono previste aggiunte: ''piu' di cosi' non si puo'''.

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