Bin Laden, avanza la teoria del complotto: venduto da suo vice?

NEW DELHI 5 MAG E' stato forse – NEW DELHI, 5 MAG – E' stato forse un ''fuoco amico'' quello che ha messo fine ai giorni di Osama bin Laden nella suo nascondiglio pachistano di Abbottabad? E' quanto hanno ipotizzato non meglio specificate ''fonti regionali'' mediorientali ad un giornale dell'Arabia saudita, paese che diede i natali al capo di Al Qaida. Secondo il quotidiano Al Watan, infatti, ad orientare la mano degli uomini del Navy Seal Team che a bordo di elicotteri hanno assaltato nella notte fra domenica e lunedi' la casa dove Bin Laden viveva, forse recluso addirittura da cinque anni, sarebbe stato il 'numero 2' e cofondatore dell'organizzazione, l'egiziano Ayman al Zawahri. E' fra l'altro proprio il suo infatti il nome piu' gettonato per la difficile successione al defunto leader, considerando anche che gia' da tempo molte delle decisioni strategiche erano prese nella sfera intima di questo medico di 60 anni, gia' capo della Jihad egiziana. Ma Erick Stakelbeck, esperto di terrorismo della CBN News americana, invita a tenere d'occhio anche la candidatura di Anwar al Awlaki, uno yemenita nato nel New Mexico che ha guidato una cellula di Al Qaida nella Penisola arabica e che ha un linguaggio diretto che fa presa sulle nuove generazioni, ''E non bisogna sottovalutare – aggiunge Stakelbeck – che parla un inglese perfetto, dote di cui e' invece privo al Zawahri''. Ma non sono certo i nomi che mancano per il dopo Bin Laden. Si menzionano infatti anche Abu Yahya al Libi (per l'ex analista della Cia Jarret Brachman e' ''un astro nascente'' in al Qaida), l'egiziano Saif al Adel fattosi le ossa in Iran, Sa'ad bin Laden, uno dei molti figli del capo del movimento particolarmente dotato per il comando e Ilyas Kashmiri definito nell'ottobre 2010 da Newsweek ''il nuovo Bin Laden''. Comunque le fonti hanno assicurato a Al Watan che da tempo fra i due massimi dirigenti di Al Qaida non correva buon sangue, e che ''il gruppo egiziano'' stava cercando di prendere il potere. E non a caso, si nota, il corriere pachistano autore della telefonata intercettata dalla Cia lavorava per al Zawahri. Vera o meno questa ricostruzione, la scomparsa di Bin Laden pone l'urgente problema del nuovo leader del movimento terroristico. Una questione non semplice, sottolineano gli analisti, perche' e' molto arduo conoscere i meccanismi della struttura organizzativa di Al Qaida e come vengono assunte le decisioni piu' importanti. Ci troviamo infatti di fronte a quella che l'esperto militare americano Sean N. Kalic ha definito tempo fa ''una moderna Idra'' dalle molteplici teste, e che un altro studioso ha cercato in modo piu' manageriale di rappresentare come ''un marchio'' legato ad una ''fitta rete di franchising''. Priva di un vero e proprio quartier generale, questa organizzazione terroristica e' stata a lungo localizzata in Afghanistan, ma a poco a poco si e' frantumata in una galassia diffusa in Europa, Medio Oriente, Africa ed Asia sud-orientale, con affiliazione di gruppi esterni in Filippine, Malaysia, Iraq, Egitto, Indonesia e Kashmir. I tempi di scelta saranno lunghi, ha scritto l'Asian Times, perche' e' indubbiamente difficile sostituire una figura cosi' unificante e super partes come era quella di Bin Laden. Per cui e' plausibile che per qualche tempo la conduzione venga affidata ai 'tecnici' dello Shura Majlis (comitato esecutivo) di Al Qaida.

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