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Boffo contro Feltri, Avvenire contro Giornale, Bertone contro Berlusconi. Mucillagine a Roma

di admin |30 Agosto 2009 12:35

Mentre si attende la riapertura ufficiale dei fascicoli del tribunale di Terni, dalla quale forse usciranno elementi per chiarire la polemica tra il direttore del quotidiano dei Vescovi italiani, Avvenire, Dino Boffo, e il direttore del Giornale della famiglia Berlusconi, Vittorio Feltri, quelle poche migliaia di italiani che si appassionano al caso si interrogano sul significato e la portata della vicenda.

Dino Boffo

Gli altri milioni di italiani sono in coda sulle autostrade, oppure boccheggiano in riva al mare o cercano rifugio in qualche bosco. I palazzi del potere, a Roma, sono deserti, mentre il mare davanti a Castel Porziano, tenuta agricola con spiaggia passata nei secoli dall’imperatore Augusto al presidente della Repubblica italiana, via cesari, papi e re, sono invase da una melmaglia nerastra che dicono sia mucillagine proveniente dal Tevere. Un simbolo della poltiglia che sembra avvolgere la vita politica italiana.

Questa ultima acuta fase è stata avviata da Feltri, con una campagna “à tout azimut”, contro tutti gli avversari di Silvio Berlusconi, vivi e defunti, da Moratti a Agnelli, da De Benedetti a Dino Boffo; non solo chi ha direttamente attaccato Berlusconi, ma anche chi è stato usato come misura della sua pochezza, nello sport come nella vita civile. La tesi è: guarda da che pulpito… Feltri sembra intenzionato a non mollare, ancora domenica mattina il Giornale insiste, attaccando chi ha contrattaccato Feltri, e sono tutti, per l’attacco a Boffo.

 

Intanto Berlusconi è partito per conto suo contro i giornali, italiani e stranieri, che hanno messo in piazza le intimità della sua vita di macho. Ha querelato Repubblica per le sue “dieci domande” che da mesi dominano la home page del sito Repubblica.it, alle quali peraltro Berlusconi non ha mai risposto. Ha annunciato querele a tutto il mondo, provocando un vespaio. Mentre la sua Mediaset negli anni ha bombardato di querele per decine di milioni i giornali, quasi tutte perse, Berlusconi si era sempre astenuto dalle vie giudiziarie. La novità è indice del livello di esaasperazione cui è arrivato. Che si tratti comunque di un errore, lo dimostra il vespaio sollevato, senza grandi effetti pratici se non quello intimidatorio, che sembra piuttosto debole.

Più complesso è il fronte aperto con la Chiesa cattolica. Come ha scritto tempo fa il settimanale inglese Economist, portabandiera dell’antiberlusconismo internazionale, “i governi italiani che si mettono contro la Chiesa cattolica hanno sempre vita breve”.

 

Dopo l’attacco di Feltri al direttore di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, il rischio di uno scontro frontale con la Chiesa o con una parte di essa è evidente. Feltri aveva l’intenzione di replicare alle continue accuse che da esponenti della Commissione episcopale e dal loro giornale piovevano sul premier, in relazione alla sua moralità sessuale.

La replica è consistita nel negare al direttore del quotidiano, Boffo, il diritto di pontificare, avendo egli stesso, secondo Feltri, in materia un passato non proprio onorevole, almeno stando ai canoni ufficiali della Chiesa di Roma. Accusando Boffo di una relazione omosessuale con un uomo sposato, Feltri ha mosso all’avversario una doppia accusa di peccato: l’omosessualità, di biblica tradizione (Sodoma), tema su cui la Chiesa è rigidissima (posizione ribadita da Benedetto XVI di fronte allo scandalo dei preti pedofili); la violazione di uno dei comandamenti che impone di “non desideare la donna d’altri”. Risalendo ai tempi di Mosé e a una società talmente maschilista che lapidava le adultere (cosa che secondo il Vangelo avveniva ancora ai tempi di Gesù Cristo), il comandamento non poteva prevedere l’adulterio omosessuale.

Boffo ha replicato di essere stato lui stesso vittima, ma una smentita circostanziata non c’è stata. Anche la risposta sul suo quotidiano, nella forma un po’ obliqua scelta, fa riferimento alla informativa presunta attribuita alla polizia e alla sua collocazione nel fascicolo. Sarà importante, per quei pochi che se ne occupano, ma il valore della cosa è notevole, vedere gli argomenmti che i legali di Boffo useranno nella denuncia, penale o civile non si sa ancora, ma anche questo conta, contro Feltri. Per ora ci sono le parole di Boffo, che trasudano veleno e soddisfazione.

A giro di internet, il Giornale ha replicato, in un modo singolare. Ha riportato per intero la dichiarazione di Boffo, facendola precedere dalla foto di una piccola porzione dell’ estratto del casellarioi giudiziale di Boffo. Quel che si vede è l’intestazione al soggetto, paternità e maternità incluse, e il riferimento al patteggiamento per il reato di “molestie alla persona”, decreto in data 01.10.2004, reato commesso nel gennaio 2002. Per ora non c’è altro.

Perrò il titolo del sito del Giornale è aggressivo: “Boffo: “Il documento? E’ una patacca” Ecco le carte: sentenza non ha privacy”.

Vittorio Feltri

La partita è aperta. Se Feltri avesse torto, potrebbe essere una catastrofe per Berlusconi e l’avverarsi della profezia dell’Economist.

Fin dal primo momento tutto lo faceva pensare, con l’annullamento del previsto incontro fra Berlusconi e il segretario di Stato card. Bertone all’Aquila, per la festa della perdonanza. In realtà è possibile un’altra ricostruzione dei fatti, in base a un particolafe che ha avuto poca evidenza sui giornali: l’attacco a Repubblica da parte dell’Osservatore romano.

Il quotidiano della Curia prendeva le distanze dalle condanne morali mirate e mostrava irritazione perché da parte di quel mondo laico che oggi gradisce le critiche dei preti a Berlusconi non ci sia un’adesione totale sempre. L’Osservatore dava anche un buffetto all’Avvenire, senza ominarlo, quando affermava che la Chiesa si occupa di questioni più importanti delle polemiche giornalistiche. L’articolo dell’Osservatore era anche una risposta polemica a un altro articolo, di Repubbblica, nel quale un teologo trovava disdicevole l’incontro Bertone – Berlusconi.

Appare abbastanza probabile, anche se difficile da definire con precisione per l’intrecciarsi degli eventi, che la rinuncia all’incontro “per evitare strumentalizzazioni”, sia stata motivata più dalla critica di Repubblica che dall’attacco di Feltri. Tant’è vero che venerdì sera, all’Aquila, tutto si è svolto secondo i programmi, a parte la cena e la presenza di Berlusconi, in un clima di sorrisi e strette di mano, con milinistri, sindaci, politici dei due schieramenti e, a giudicare dalle cronache e dalle foto, i rapporti fra il plenipotenziario Gianni Letta e Bertone apparivano eccellenti, come se, appunto, le polemiche giornalistiche appartenessero a un altro pianeta.

Si arriva a sabato, quando il presidente della Cei e arcivescovo di Genova card. Bagnasco, dopo un giorno di silenzio ufficiale e formale, ha detto la sua, definendo “disgustoso e grave” l’attacco a Boffo. Bagnasco non lo ha fatto con un comunicato ufficiale, con il timbro Cei, ma incontrando i giornalisti nella sacrestia di un santuario, la Madonna della Guardia, simbolo di protezione divina per i genovesi, dei quali è vescovo, sui mari del mondo (centinaia di ex voto ringraziano per i naufragi scampati) e parlando, prima della Messa, dopo che il segretario aveva anticipato che non avrebbe risposto ad alcuna domanda; una specie di incontro off record all’italiana.

Non può essere un fatto casuale, ma di sicuro è una mossa calcolata per ottenere il massimo effetto mediatico, come è stato, con il minimo di coinvolgimenrto del ruolo. E questo può essere un sintomo del malessere che agita i vertici ecclesiastici in Italia. Come riportano i siti internet Corriere della Sera.it e Dagospia, le conseguenze degli ultimi fatti potrebbero scatenare le più grosse conseguenze proprio negli ambienti religiosi, dove sarebbe in corso una contesa sulla linea da seguire rispetto all’operato del Cavaliere.

“Uno sgambetto a Bagnasco e un favore a Bertone contemporaneamente”, avrebbero affermato alcuni anonimi collaboratori di Berlusconi. Nella Chiesa non tutti sarebbero d’accordo sulla posizione tenuta dall’Avvenire nell’ultimo periodo verso Berlusconi.

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