BORSE EUROPEE AFFONDANO NEL FINALE TRASCINATE DA WALL STREET, FMI, ”RISCHIO RECESSIONE GLOBALE”

Dopo la Via Crucis dei giorni scorsi oggi c’era la speranza che gli interventi decisi dai governi (mercoledì il varo del fondo da parte del Consiglio dei ministri e il taglio dei tassi da parte di sei banche centrali) potessero condizionare positivamente l’andamento dei mercati finanziari. Ma così non è stato. In effetti le Borse europee partivano con il segno positivo, con il Dj Stoxx 600, che sintetizza l’andamento dei principali listini del Vecchio Continente, in salita del 2,2%. A Milano Mibtel a +1,92% in avvio di seduta, poi ancora rialzo, seguito però da un calo. Sulla scia della flessione di Wall Street infatti le Borse europee giravano tutte in negativo. Alla fine il Mibtel lasciava sul terreno l’1,63% lo S&P/Mib l’1,81%. Parigi perdeva l’1,55%, Francoforte il 2,53% e Londra l’1,15%.

WALL STREET – Il positivo andamento iniziale delle Borse europee contagiava anche Wall Street che apriva in rialzo con il Dow Jones a +0,91% e il Nasdaq a +1,48%. Tuttavia dopo poco l’indice cedeva e andava in negativo. Attualmente il Dow Jones è in calo dell’1,36%, mentre il Nasdaq è in flessione dello 0,26%.

TITOLI – A Milano gran parte della seduta era comunque caratterizzata dagli acquisti, con forti flessioni nel finale. Fra i titoli del listino milanese, in evidenza Italcementi che recuperava oltre sette punti percentuali. Bene anche Unicredit (+5,5%), Mediolanum, Ubi Banca e Impregilo. Fra i maggiori ribassi del listino, invece, Enel dopo essere stata sospesa per eccesso di ribasso, che cedeva oltre sei punti, seguita da Terna, Bulgari, Intesa Sanpaolo e Prysmian.

TOKYO CHIUDE MALE – Ancora una chiusura di segno negativo anche per la Borsa di Tokyo, che ha perso tono nell’ultima fase a causa dei realizzi legati al rimbalzo impostato nella prima parte dopo il tonfo storico (-9,4%) della vigilia. Il Nikkei, dopo un’apertura con il segno meno e una ripresa a metà seduta, ha chiuso a -0,50%. La mattinata è stata segnata da una prudente altalena dell’indice, che alle 11 locali (le 4 in Italia) aveva guadagnato l’1,25%. Intanto la Banca del Giappone (BoJ) ha annunciato l’immissione di 4mila miliardi di yen (30 miliardi di euro) sul mercato bancario. Si tratta del più forte intervento di urgenza deciso dall’istituzione finanziaria nipponica dall’inizio della crisi.

RECESSIONE GLOBALE – "La situazione è seria, siamo sull’orlo di una recessione globale. Molti paesi avanzati sono fermi a crescita zero". Lo afferma il direttore generale del Fmi Domenique Strauss-Kahn, sottolineando come la cooperazione è la chiave per uscire dalla crisi.
"Bisogna agire rapidamente e in modo coordinato, specialmente in Europa", ha aggiunto. Strauss-Kahn ha quindi evidenziato le quattro condizioni per uscire dalla crisi in atto: restituire fiducia ai mercati; azioni con obiettivi chiari da parte degli stati, che devono adottare piani organici; risolvere il problema degli asset in difficolta; e soprattutto ricapitalizazione delle istituzioni finanziarie. Se non si ricapitalizza non è possile uscire dalla crisi".

BCE, INCERTEZZA STRAORDINARIA, RIPRESA FORSE NEL 2009
Con il recente aumento delle turbolenze nei mercati finanziari l’incertezza ha raggiunto un livello ”straordinariamente elevato”, che ”rende difficile una valutazione dele prospettive economiche di breve-medio termine”. Lo scrive la Bce nel bollettino mensile, evidenziando che il calo dei prezzi del petrolio e la crescita delle economie emergenti ”potrebbero sostenere una graduale ripresa nel corso del 2009”. Un mese fa la Bce, pur rilevando rischi al ribasso per la crescita, diceva di attendersi che alla fase attuale di debolezza ”faccia seguito una graduale ripresa”.

”E’ probabile che le recenti pressioni sul sistema bancario statunitense e le turbolenze finanziarie ad esse connesse si ripercuotano sull’economia mondiale”, scrive ancora la Banca centrale europea nel suo bollettino mensile di ottobre, rilevando che ”negli ultimi dati trova chiaro riscontro l’indebolimento dell’attivita’ economica dell’area dell’euro”. ”Quattro paesi dell’area euro – Grecia, Francia, Italia e Portogallo – si distinguono per non essere generalmente riusciti a rispettare le disposizioni del meccanismo preventivo nell’ultimo decennio”, evidenzia la Banca centrale, riferendosi al meccanismo del Patto di stabilita’ che imponeva agli Stati membri di perseguire l’obiettivo di medio termine di un saldo di bilancio prossimo al pareggio, o in avanzo. In un capitolo in cui passa in rassegna i dieci anni del Patto, la Bce nota anche che ”i livelli molto elevati del debito in rapporto al Pil della Grecia e dell’Italia si sono ridotti solo in misura modesta e deludente nel periodo 1998-2007”.

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