Senza giri di parole, il ministro della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione Renato Brunetta se la prende con il cinema italiano: «Esiste in Italia un culturame parassitario vissuto di risorse pubbliche che sputa sentenze contro il proprio Paese ed è quello che si vede in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia».
Poi un consiglio al collega, ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi: «Fai bene a chiudere quel rubinetto del Fus». Il ministro ha proseguito parlando di «registi che hanno ricevuto 30-40 milioni di euro di finanziamenti incassando in tutta la loro vita 3-4 mila euro. Questi stessi autori nobili, con l’aria sofferente, ti spiegano che questa Italia fa schifo…Solo che loro non hanno mai lavorato per avere un’Italia migliore». Applausi a scena aperta dalla platea «amica».
Che hanno portato ad un’altra stoccata, contro «i parassiti dei teatri lirici: i finti cantanti, scenografi che non si sono mai confrontati con il mercato, tanto Pantalone pagava. A lavorare…». E infine: «Questo è un pezzo di Italia molto rappresentata, molto ‘placida’ e questa Italia è leggermente schifosa». Dove la scelta dell’aggettivo pare tutt’altro che casuale dopo che Michele Placido, a Venezia con il suo film sul ’68, Il grande sogno, si è reso protagonista di una polemica che dalla casa di produzione Medusa si era estesa a Berlusconi.
Dalla stessa sede, poco prima, anche il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini aveva commentato: «Sono rimasta sorpresa nel sentire dagli attori della Mostra degli elogi sul ’68. Quella cultura dell’ugualitarismo e del sei politico ha danneggiato una generazione. Forse Placido non le ha vissute e non le conosce».
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