Brunetta ha perso il controllo dei nervi dopo gli attacchi dell’Espresso sulla inutilità dei suoi interventi

di Marco Benedetto
Pubblicato il 19 Settembre 2009 - 14:21| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA
Renato Brunetta: non ha digerito l'Espresso

Renato Brunetta: non ha digerito l'Espresso

Brunetta non merita molta attenzione: mi è sempre dispiaciuto quando giornali anche seri e impegnati e di sinistra facevano da acritica grancassa alle sue uscite, ho cercato anche di dirlo a qualcuno ma il fascino perverso delle boutade a effetto ha sempre prevalso sul buon senso.

Per me Brunetta è un demagogo, che ha scovato la facile strada di farsi pubblicità con sparate che hanno toccato il cuore degli italiani, esasperati per il cattivo funzionamento di molte cose della pubblica amministrazione e ha promesso poco meno che la pubblica fustigazione per gli impiegati. Che poi il peggio sia rappresentato dai dipendenti comunali, per un evidente corto circuito del ciclo elettore-dipendente e su quelli Brunetta non ha giurisdizione; che ci abbia provato con i magistrati ma poi abbia girato al largo al primo mostrar di denti in ossequio al principio del prepotente con i deboli e umile con i potenti; che dopo le prime paure tutto sia comunque tornato come prima, tutto questo conta poco.

Brunetta è diventato ormai un simbolo trasversale di giustiziere, senza macchia né paura, nell’Italia che preferisce al “fare” il “dichiarare”, dove prevale l’immagine sulla sostanza: un po’ di casette per lo spettacolo in Tv contro la ricostruzione generale.

C’è solo un giornale, l’Espresso, che si è preso la briga di andare a prendergli le misure, quelle vere, quelle dell’efficacia ministeriale e questa cosa probabilmente lo ha fatto uscire di senno. C’è da dire che nei mesi scorsi l’Espresso è stato anche l’unico giornale a ripercorrere con precisione la carriera di Brunetta. Forse l’ultimo attacco, ma in italiano misurato e ineccepibile, lo ha portato a dire cose, che probabilmente faranno salire la considerazione che hanno di lui alcuni cerchi di società e magari gli otterranno anche ampi consensi. Di sicuro un clap clap sulla testa dal padrone, alla cui esasperazione, forse un po’ più motivata, ha dato voce dalla pancia.

Però se oggi Brunetta merita che si scriva di lui non è per i concetti che ha manifestato né per l’assoluto sprezzo della lingua italiana, della sintassi e della logica, con cui lo ha fatto. Il merito è nelle parole usate, che vanno al di là della rispettabile (in quanto tutte le opinioni per quanto sgradite lo sono) opinione politica che sta loro sotto. I concetti espressi sono un po’ ridicoli, con una vena di sicofantismo che fa perfino tenerezza. Uno che si vanta di essere professore e di voler parlare a un noto economista americano “da professore a professore”, dovrebbe sapere distinguere un po’ meglio tra un colpo di stato e una campagna giornalistica.

Quelle parole sono un punto di imbarbarimento mai raggiunto prima dalla politica italiana. Per pensare questo e soffrirne, uno non deve essere né di destra né di sinistra, deve solo avere a cuore la correttezza dei rapporti e del funzionamento della politica del suo paese. Non uso parole come democrazia, civiltà: troppo grosse. Siamo a un livello più elementare: la violenza verbale, a freddo, tanto per avere i titoli oggi sui siti e domani sui giornali, è come la violenza fisica nei rapporti interpersonali.

Tutto questo alla lunga rischia un effetto negativo anche su Berlusconi, il quale di enormità ne ha dette tante, ma non è mai scivolato nella volgarità e nel turpiloquio. Una parte di italiani possono anche continuare a votarlo, ma rischiano di diventare sempre meno se hanno la percezione di un toro ferito e infuriato, che non è capace di controllare i nervi e la lingua. Meglio che il presidente del Consiglio e chi vuole dare voce alla sua irritazione leggano quel che è capitato in Germania pochi giorni fa.

Angela Merkel e Frank-Walter Steinmeier, capo dell’opposizione, hanno dibattuto in tv in un modo così civile che, secondo i giornali, hanno fatto venire sonno. Il giorno dopo, hanno avuto la sorpresa di avere guadagnato due punti di gradimento ciascuno nei sondaggi.

Gli insulti vanno bene per l’audience Tv, ma quando vanno a votare gli italiani, non solo i tedeschi, sono meno dissennati di quel che politici e giornalisti pensano.