Calcio in crisi di soldi in Europa, Messi ceduto da un Barcellona da fallimento a un PSG dalle tasche senza fondo

Calcio al pallone sgonfiato. Sull’orlo del baratro. Spese pazze e perdite colossali l’hanno ridotto al lumicino. Il Fair Play Finanziario, lodevole iniziativa Uefa per riportare ordine e saggezza nei bilanci dei club ( “senza pareggio si muore“ ), è ormai una barzelletta.

Ha retto (o finto di reggere) dodici anni. I soliti Paperoni e sceicchi folli lo hanno aggirato, irridendolo.  Morale: il calcio è vicino al crac.

L’UEFA – meglio tardi che mai – sta correndo ai ripari. Ma è (forse) già tardi. Il piano allo studio dei burosauri di Nyon prevede un fondo dedicato di 6 miliardi per finanziare i club senza liquidità e senza testa.

Stanno preparando tassi super agevolati. Un salvagente lanciato nella burrasca e nella disperazione dei conti. Vogliono ristrutturare il debito pregresso dei club. E già che ci sono riformare il Fair Play magari introducendo una forma di “ Salary  cup “ ( tetto agli ingaggi ). Occorre impedire la crescita incontrollata dei costi di gestione delle squadre sia per evitare squilibri tecnici tra società con maggiori disponibilità finanziarie e altre che ne dispongono di inferiori.

Il tetto salariale funziona già in Nord America in vari sport, nel Regno Unito con il rugby, in Australia (football, rugby, soccer). In Spagna c’è  il tetto salariale imposto dalla Liga. Un “limite di costo della rosa sportiva “ (“Limite de coste de plantilla deportiva“). Il  che, visti i conti disastrosi del Barcellona, ha fatto saltare il rinnovo faraonico di Messi.

È la bomba dell’estate 2021. I primi, inquietanti rintocchi di campane a martello. Rintocchi rapidi e ravvicinati che avvisano del pericolo grave ormai alle porte . E chiamano a raccolta i club squattrinati e confusi.

I bilanci del calcio fuori regole industriali

A proposito di Barcellona, il meglio fico del bigoncio. Il presidente La Porta  ha tirato fuori dai cassetti i conti del club. Sono cifre da brividi, libri da consegnare in tribunale.

Un industriale lo avrebbe già fatto, il club blaugrana no. Ha perdite  stimate in 481 milioni, i ricavi bloccati a quota 655, gli stipendi saliti  a quota 617  (pari al 103% del fatturato).  I debiti sono calcolati in 1.136 milioni. Tutta colpa di Messi? No, buona parte è da addebitare a contratti a dir poco “stravaganti“. Faccio un esempio: un osservatore ha scucito un contratto da 8 milioni, al netto dei rimborsi spesa. Otto milioni per visionare talenti.  Magari ai Caraibi. O alle Maldive.

E come la mettiamo con il Paris Saint Germain che prende Donnarumma avendo già 9 portieri sotto contratto?  Lo sceicco  del  Qatar fa quello che vuole.

Attinge ad un fondo sovrano senza fondo quando molti altri club fanno il calciomercato con le cambiali. Qualcosa (si fa per dire) non torna. Viste le premesse così è falsata la Champions. E l’UEFA tace. Però studia, progetta. E il Titanic va giù.

 

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